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Jesolo, servono camerieri «Nessuno vuole lavorare Ora assumeremo i robot»

Per la stagione estiva non si trovano 500 addetti Federalberghi: colpa del reddito di cittadinanza

Serenella Bettin

Venezia Sorriso, serietà, voglia di fare, stare a contatto con le persone, conoscenza lingua inglese e sacrificio. Ma. Molto meglio stare in divano a compilare la domanda per il reddito di cittadinanza che lavorare. Signori. Eccola l'era dei fannulloni, l'epoca dei mantenuti dal Governo, la generazione forever touch, a testa bassa, la generazione di quelli che nemmeno a dargli vitto e alloggio vogliono lavorare. E la situazione è drammatica, in Veneto come in tutta Italia. A Jesolo mancano camerieri. A Caorle pure, a Bibione anche. E la stagione estiva che in alcuni locali è cominciata già a marzo, in altri è imminente, manca davvero poco ma camerieri non ce ne sono. Cinquecento sono quelli che mancano a Jesolo e la denuncia arriva dall'Aja, l'associazione jesolana albergatori. Per non parlare degli altri cinquecento che mancano tra Caorle e Bibione. «Una situazione che rasenta il drammatico - si sfoga con il Giornale, il presidente di Federalberghi Veneto e Confturismo Veneto Marco Michielli ma non è solo in Veneto, è così in tutta Italia».

E così è una corsa, a coprire i buchi, a coprire le assenze di personale: ristoranti, pizzerie, locali, alberghi, tutti compresi; non è facile trovare personale stagionale. Qualcuno che voglia partire per la stagione, stare lontano da mammà e papà, guadagnarsi da vivere, mettersi in gioco e imparare qualche mestiere. Milleduecento sono i pubblici esercizi a Jesolo più altre quattrocento strutture ricettive. La paga di un cameriere stagionale va da un minimo di 1.300 euro al mese, a un massimo di 1.800. Compresi vitto e alloggio, certo. Ma nemmeno questo basta. Molto più «figo» andare a Londra e dire che si fa il «food & beverage manager». «È un problema molto serio spiega Michielli una volta venivano anche i figli di papà a fare la stagione e adesso? Adesso non si sa per quale ideologia perversa è passato il concetto che fare il cameriere sia degradante. Fra i ragazzini di oggi è molto più chic dire faccio marketing o prendere il reddito di cittadinanza. I miei colleghi giù a Rimini sono sommersi da richieste di quelli che chiedono di essere presi in nero, così da poter godere del reddito di cittadinanza. Stanno rovinando generazioni e questi saranno quelli poi che si fingeranno falsi invalidi. Per non parlare di quelli che sabato e domenica sembra sia impossibile lavorare». E poi continua. Giù pesante. «I capo sala sono tutti in via di estinzione, non c'è alcuna seconda leva, i ragazzi di oggi non capiscono l'arte di questo mestiere, arrivano tutti raffazzonati. Ma qual è il lavoro che ti permette di avere vitto e alloggio gratis e tenere tutto il reddito in tasca? E poi quella grande cavolata di fingersi tutti Masterchef. Nessuno più vuole imparare e il Paese così non regge».

Già, perché comunque quella del cameriere è un'arte, un lavoro con le sue regole e le sue sfumature, con la cura dei suoi dettagli. Un'arte che non si impara soltanto a Londra quando i bengalesi arrivano in Italia. Quindi che si fa? Meglio i robot. E infatti qualcuno ci sta già pensando. Luigi Serafin titolare di un locale a Jesolo sta progettando un locale dove a servire i piatti in tavola saranno gli umanoidi. «I robot non vanno dai sindacati provoca Serafin non sono mai stanchi, lavorano 24 ore su 24, come quelli che fanno le verniciature delle auto. Costano sui 150 mila euro ma in cinque anni li recuperi. È una soluzione, un'idea da portare avanti anche perché la manodopera nel nostro settore è tutta da discutere, il personale è un disastro e io non ricordo nemmeno più i tempi di quando avevo qualche lavapiatti italiano. Ora sono tutti bengalesi».

Sempre per il principio che è molto più chic fare il manager del lavabo a Londra, che il cameriere di sala a Jesolo.

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