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"Jihadista espulso". E lui si fa il selfie in aereo

Via un maghrebino legato all'Isis, trentesimo cacciato da inizio anno. Lo sberleffo su Facebook. Sostieni il reportage

"Jihadista espulso". E lui si fa il selfie in aereo

Khalid Smina, marocchino residente a Imola con regolare permesso di soggiorno è stato espulso per estremismo islamico. E imbarcato per l'espatrio sull'aereo a Roma si è fatto un selfie con il faccione barbuto e sorridente pubblicandolo sulla sua pagina Facebook. Secondo il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, che ha annunciato ieri l'espulsione «aveva aderito a una pratica integralista della religione con una vocazione al terrorismo».

Smina è l'espulso numero 30 da dicembre, ma non sempre il sistema funziona. Il kosovaro, Resim Kastrati, sbattuto fuori il 19 gennaio è rientrato dalla finestra in Europa lungo le rotte dell'immigrazione clandestina nei Balcani. Attraverso Serbia e Ungheria è arrivato in Germania e vorrebbe far ricorso per tornare in Italia.

Ieri i vicini di casa ad Imola hanno detto che «sono venuti a prelevarlo un paio di giorni fa» riferendosi ad agenti della Digos. Da Imola confermano che l'espulsione è scattata il 2 aprile. Lo stesso giorno l'estremista islamico si è ritratto a bordo di un aereo a Roma, come risulta da Facebook. E ha scritto in arabo: «Aeroporto di Roma. Pronto per il decollo». Un selfie che suona come uno sberleffo.

Smina era stato già due volte indagato per terrorismo islamico. Il Viminale lo ha espulso per i contatti con una rete di reclutatori jihadisti sgominata nel 2008. Peccato che i suoi punti di riferimento religiosi, come l'imam Ryad al-Bustanji, circolano ancora per il nostro paese a predicare un Islam non certo moderato. Una foto su Facebook li ritrae assieme nel 2013. L'unico «mi piace» sull'immagine è di Forsan Smina, probabilmente un parente dell'espulso, che fino allo scorso anno combatteva in Siria, come dimostrano foto e video postati in rete. Ed il commento del mujahed che ha aderito all'Isis non lascia dubbi: «Sia lode ad Allah». L'imam giordano al-Bustanji, che gira in varie moschee italiane a cominciare da quelle lombarde, ha esaltato i bambini di Gaza che aspirano a diventare martiri a Gerusalemme per la guerra santa.

Smina, 41 anni, secondo il Viminale «faceva parte della rete di Jarraya Khalil, tunisino arrestato nel 2008 dalla Digos di Bologna per associazione con finalità di terrorismo». Pure lui recentemente scarcerato e rimpatriato.

Ad Imola l'ultimo espulso frequentava regolarmente la Casa della Cultura islamica. «Non aveva nessun ruolo nel direttivo - precisa il vicepresidente dalla Casa, Tajiri Abdelghani - e veniva in Moschea come tanti altri». Smina abitava in una casa comunale dell'Acer, nel quartiere Cappuccini, con la moglie e due bambini. Circa sei anni fa e ancora nel 2011 fu oggetto di indagini sul terrorismo assieme ad una dozzina di suoi compagni.

Jarraya, il mentore dell'espulso indicato da Alfano, si era fatto le ossa nel battaglione bosniaco Al mujaheddin, nella guerra contro i serbi negli anni novanta. Un altro volontario dell'unità era Bilal Bosnic, oggi sotto processo a Sarajevo per aver reclutato combattenti per la Siria anche in Italia.

Jarraya nelle intercettazioni faceva riferimento alla città dell'espulso come luogo di transito sicuro. «C'è un fratello pronto a partire (per la guerra santa nda) - spiegava ai suoi - che sta per arrivare a Imola: deve essere equipaggiato.

Chi equipaggia uno per la jihad è come se l'avesse fatta».

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