Politica

Jihadista risarcito con un milione di euro Lui compra casa e poi si fa saltare in aria

Il governo laburista disse: «Maltrattato a Guantanamo, ma non è pericoloso»

Jihadista risarcito con un milione di euro Lui compra casa e poi si fa saltare in aria

L'ultimo kamikaze britannico delle bandiere nere nella battaglia di Mosul ha incassato 1 milione di sterline (1.178.000 euro) dal governo inglese come risarcimento per gli «ingiusti» interrogatori che sosteneva di aver subito nella prigione di Guantanamo. Non solo: il governo di Tony Blair si è mobilitato per farlo scarcerare dagli americani. Una volta rimesso in libertà Abu-Zakariya al-Britani, al secolo Ronald Fiddler, si è comprato una casetta di 250mila euro a Manchester. E poi è partito per la Siria arruolandosi nel Califfato. Lunedì scorso il convertito inglese, che secondo il governo di Londra «non rappresentava una minaccia per la sicurezza», si è fatto saltare in aria al volante di un'autobomba per cercare di fermare l'avanzata delle truppe irachene a Mosul.

Fiddler è nato nel 1966 a Manchester da una famiglia originaria della Giamaica. A 20 anni si converte all'Islam dopo aver letto la biografia di Malcom X. All'inizio non sembra un radicale, ma va a studiare arabo per quattro anni all'università di Khartoum, la capitale sudanese. Nel 2001 intraprende un «viaggio religioso» in Pakistan e sostiene di essere stato catturato dai talebani al confine afghano. Le truppe americane lo trovano in un carcere di Kandahar quando liberano la città. La storia di Jamal al Harith, il suo nome islamico, non regge e viene imprigionato prima a Kabul e poi trasferito a Guantanamo. Nel carcere dei terroristi è interrogato anche da 007 inglesi. Dietro le sbarre Al Harith sostiene di aver subito «trattamenti crudeli, degradanti ed inumani». L'aspetto paradossale è che in Inghilterra parte della stampa, che oggi denuncia l'incredibile vicenda e i soliti furbi dei diritti umani si mobilitano per sostenere la sua liberazione con altri detenuti inglesi. Il ministro laburista dell'Interno di allora, David Blunkett, caldeggia il caso e si impegna a riportarlo a casa. Nel 2004 Al Harith torna in patria con altri detenuti, tutti liberi. Il ministro canta vittoria sostenendo che «nessuno di loro è un pericolo per la sicurezza del popolo britannico».

La parte più paradossale di questa storiaccia è che gli ex detenuti minacciano di trascinare in tribunale il governo inglese per gli interrogatori degli agenti di Londra a Guantanamo. Il risultato è che nel 2010 l'esecutivo conservatore di David Cameron sborsa 25 milioni di sterline ai poveri jihadisti maltrattati. L'aspirante kamikaze ottiene oltre 1 milione di euro e compra una bella casa con un quinto della somma. Peccato che nel 2014 parta per la Siria attratto dalle bandiere nere, probabilmente con il resto del gruzzolo. La moglie, pure lei inglese e musulmana, prima lo segue e poi si pente. Prova a convincerlo a tornare a casa, ma la finta vittima risarcita dall'Inghilterra è decisa a combattere fino in fondo per lo Stato islamico. Il 20 febbraio si immola da kamikaze vicino a Mosul. Le bandiere nere mostrano il filmato. Il fratello da Manchester lo riconosce. Gli estremisti emettono un comunicato elogiativo «del martirio del fratello Abu Zakariya al-Britani (nome di battaglia nda) possa Allah accettarlo». Per loro «si è fatto saltare in aria ad un quartier generale dell'esercito dei peccatori (le milizie sciite nda) nel villaggio di Tal Kisum a sud ovest di Mosul».

Londra ha pagato il futuro kamikaze inglese con i soldi dei contribuenti.

Commenti