Jobs act, altra grana per Renzi. Il garante della privacy avverte: "No a forme di controllo ingiustificate"
23 Giugno 2015 - 13:38Il garante: "Un più profondo monitoraggio di impianti e strumenti non deve tradursi in una indebita profilazione delle persone che lavorano"
L'ultima grande del governo si chiama Jobs Act. "Nei rapporti di lavoro il crescente ricorso alle tecnologie nell’organizzazione aziendale, i diffusi sistemi di geolocalizzazione e telecamere intelligenti hanno sfumato la linea - un tempo netta - tra vita privata e lavorativa. È auspicabile che il decreto legislativo all’esame delle Camere sappia ordinare i cambiamenti resi possibili dalle innovazioni in una cornice di garanzie che impediscano forme ingiustificate e invasive di controllo, nel rispetto della delega e dei vincoli della legislazione europea". Nella sua relazione annuale, il Garante della privacy Antonello Soro parla così del decreto attuativo del Jobs Act, che - di fatto - cancella l’articolo 4 dello Statuto dei lavoratori sui controlli a distanza.
"Un più profondo monitoraggio di impianti e strumenti - avverte Soro - non deve tradursi in una indebita profilazione delle persone che lavorano. Occorre sempre di più coniugare l’esigenza di efficienza delle imprese con la tutela dei diritti: obiettivo che ha ispirato tutte le decisioni dell’Autorità nelle numerose verifiche preliminari nonchè nelle linee guida in materia di biometria".
Pure la Cgil si è schierato contro le norme del Jobs Act. "Il governo ha scelto da che parte stare: non serve più l’accordo sindacale per controllare i lavoratori e si cancellano i limiti previsti dalla legge 300. Il Grande Fratello è niente in confronto a quanto previsto da questo provvedimento", denuncia il sindacato che ha organizzato due flash mob nelle città di Roma e Bari.
Le due iniziative danno il via alla campagna itinerante promossa dalla Cgil Nazionale contro le modifiche all’articolo 4 dello Statuto dei diritti dei Lavoratori sul controllo a distanza previste dal decreto attuativo del Jobs Act. Nei prossimi giorni, con lo slogan "No accordo no controllo", si terranno mobilitazioni in molte piazze d’Italia per sensibilizzare l’opinione pubblica e fare pressione sul Parlamento per ripristinare regole di rispetto dei diritti e della dignità dei lavoratori.
Per la Cgil si pone "un problema di dignità e di equilibrio nei confronti dello strapotere aziendale, di maggiori possibilità di ricatto nei confronti delle persone che lavorano, sole e non più tutelate dall’Articolo 4 dello Statuto".
Ma per il sindacato di corso d’Italia non solo si colpiscono ancora una volta i lavoratori, ma lo si fa senza alcun beneficio economico sull’altro piatto della bilancia: "Questo decreto non aumenta la competitività delle imprese, non aumenta la produttività del lavoro, non facilita gli investimenti, nazionali o esteri, permette però ad alcune imprese di fare la faccia feroce".
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