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Il Jobs Act cambia le carte in tavola: sì a controlli su computer e cellulari

RomaDi fatto il lavoratore può essere controllato dal suo datore di lavoro. È questo in sintesi ciò che si evince dalla relazione ministeriale che accompagna il decreto legislativo che rende operativa la riforma del Jobs Act .

E il testo non sembra ammettere interpretazioni: «L'accordo sindacale o l'autorizzazione ministeriale - si legge nel testo - non sono necessari per l'assegnazione ai lavoratori degli strumenti utilizzati dal lavoratore per rendere la prestazione lavorativa, pur se dagli stessi derivi anche la possibilità di un controllo a distanza del lavoratore». L'articolo 23 del Dlgs in questione detta, quindi, la nuova disciplina dei controlli a distanza del lavoratore, riscrivendo quanto previsto dall'articolo 4 dello Statuto dei lavoratori.

In pratica le novità riguardano i dispositivi tecnologici (computer, tablet e telefonini aziendali) e gli strumenti per misurare accessi e presenze come i badge . Negli altri casi, invece, per installare impianti audiovisivi e altri strumenti di controllo, continuano ad essere necessari l'accordo sindacale o l'autorizzazione da parte del ministero del Lavoro. I dati che ne derivano possono essere «utilizzati a ogni fine connesso al rapporto di lavoro, purché sia data al lavoratore adeguata informazione circa le modalità d'uso degli strumenti e l'effettuazione dei controlli, sempre, comunque, nel rispetto del Codice privacy».

Pronta la replica dei sindacati e delle forze politiche. Giorio Airaudo di Sel definisce semplicemente «mostruoso» il modo in cui vengono «smantellati i diritti del lavoratore». «Il Jobs Act - prosegue il responsabile Lavoro di Sel - è provvedimento che non serve a creare lavoro o ad aumentare la produttività ma che in compenso viola la privacy aumentando controllo e comando sul singolo lavoratore».

«A questo punto chiediamo al Parlamento, se il governo non vorrà farlo - gli fa eco Fiovo Bitti, segretario confederale dell'Ugl - di approvare una legge di contrasto al fenomeno del mobbing .

Questa nuova disciplina sui controlli a distanza espone i lavoratori a comportamenti fortemente penalizzanti ben oltre quella che è la normale attività di direzione e controllo che spetta al datore di lavoro in spregio al Titolo III della nostra Costituzione che all'articolo 35 tutela il lavoro in tutte le sue forme».

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