Economia

Jobs Act già da rifare: assunzioni scese del 33%. "Bruciati venti miliardi"

I dati Inps smontano la riforma. Flessibilità, il banchiere della Merkel gela l'esecutivo

Jobs Act già da rifare: assunzioni scese del 33%. "Bruciati venti miliardi"

Roma - Ancora brutte notizie per il governo Renzi. Il governatore della Bundesbank Jens Weidmann ha detto chiaramente no a ulteriori concessioni all'Italia e l'Istat ha confermato il calo nelle assunzioni. La reazione dell'esecutivo non si è fatta attendere. Nella legge di Bilancio 2017 sarà inserito un annuncio: il calo delle tasse sui redditi che però varrà dal 2018.

Tutto per fare dimenticare dati come quelli dell'Inps diffusi ieri. La decontribuzione per i neoassunti, architrave delle politiche per l'occupazione del governo, può essere archiviata tra i tentativi falliti. Conferma che il mercato del lavoro non si può stimolare per legge. Le assunzioni nel settore privato, da gennaio a luglio, sono state 3.428.000, con una riduzione di 382mila rispetto al precedente anno. Il calo è del 10%.

A precipitare sono stati soprattutto i contratti a tempo indeterminato, calati di 379mila unità, pari al 33,7% rispetto agli stessi mesi del 2015. Dato che si spiega con il forte incremento delle assunzioni a tempo indeterminato registrato nel 2015, spiega Inps, grazie all'abbattimento dei contributi a carico del datore di lavoro per tre anni.

L'istituto guidato da Tito Boeri registra anche un calo delle trasformazioni dei contratti a tempo indeterminato (-36,2%). Per i contratti a tempo determinato, in sette mesi, le assunzioni sono state 2.143.000, in linea con il 2015 (+0,9%). Tra i dati atipici, l'aumento dei contratti di apprendistato, cresciuti del 15,4%.

In relazione all'analogo periodo del 2015, le cessazioni nel complesso, comprensive anche delle cessazioni riferite a rapporti di lavoro stagionale, risultano diminuite dell'8,6%. La riduzione è più consistente fra i contratti a tempo indeterminato (-9,1%) che fra quelli a tempo determinato (-6,9%).

A leggere i dati alla luce delle novità introdotte dal governo Renzi non è stata solo l'Inps. Il capogruppo di Forza Italia Renato Brunetta ha attaccato l'esecutivo, sostenendo che i dati Inps «certificano il fallimento del governo». Sono stati «solamente bruciati quasi 20 miliardi, spesi per finanziare l'inutile decontribuzione». Il presidente dei senatori di Forza Italia Paolo Romani, parla di un «pericolosissimo sistema di vasi comunicanti che evidenziano il flop del governo Renzi. In questo, come in altri settori, si procede con provvedimenti una tantum tipo Jobs Act, che all'occorrenza hanno l'unico scopo di capitalizzare consensi immediati, ma che esauriscono rapidamente i loro effetti e ci riportano al punto di partenza».

Nella legge di Bilancio la decontribuzione non sarà confermata o avrà una portata limitata (forse solo al Sud). Ma su tutta la legge pende il giudizio di Bruxelles. Ieri Weidmann in un'intervista alla Stampa ha parlato di abusi nell'utilizzo degli spazi di flessibilità, sostenendo che l'Italia deve semmai premere l'acceleratore sulle riforme. Il premier Matteo Renzi gli ha riservato una risposta caustica: «Quando avrà risolto problema dei derivati delle banche tedesche saremo molto contenti di fargli i complimenti». Ma le difficoltà ci sono e il governo è ancora a caccia di buone notizie per gli elettori. Ieri il viceministro all'Economia Enrico Morando ha confermato che nella legge di Bilancio ci sarà un accenno al taglio delle tasse.

Ma a valere dal 2018.

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