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Jobs act, scontro Renzi-sindacati. E la fiducia del governo cala

Il governo metterà la fiducia sul Jobs act? Renzi non si sbottona. Cresce la tensione coi sindacati

Marcegaglia, Squinzi e Renzi
Marcegaglia, Squinzi e Renzi

Il governo metterà la fiducia sul Jobs act ? "Fate sempre le stesse domande... lo scopriremo solo vivendo". Renzi se la cava con una battuta e una citazione musicale (Lucio Battisti) rispondendo ai cronisti che lo pressano fuori dalla sede di Confindustria. Cercano di sapere se Palazzo Chigi farà un passettino indietro, o di lato, per venire incontro alla dura protesta dei sindacati. Ma lui non cede. Non si sbottona. Ma va avanti. E agli industriali ribadisce che entro gennaio il Jobs act sarà operativo.

Intanto si alza il livello dello scontro tra sindacati e governo. A dividerli, com'è noto, c'è la riforma del lavoro. Renzi vuole procedere a testa bassa approvando il Jobs act in tempi rapidi. I sindacati brandiscono la "spada" dello sciopero e promettono uno stato di agitazione permanente. "Renzi dovrebbe avere rispetto per le persone che rinunciano al salario e scioperano - dice Maurizio Landini, leader Fiom, ai microfoni di Agorà (Raitre) -. Lui dovrebbe ascoltare queste persone, i giovani, i precari e anche i sindacati, non solo la Confindustria e i poteri forti". L'accusa nei confronti del premier è sempre la stessa: va abraccetto di Confindustria e coccola i cosiddetti "poteri forti". Landini però lascia la porta aperta al dialogo e, rivolgendosi a Renzi, dice: "Se vuole davvero confrontarsi c’è una richiesta che lavoratori e sindacati gli fanno, riapra un tavolo di trattativa vero, non metta fiducie".

A margine del corteo di Napoli per lo sciopero metalmeccanici Landini usa parole di fuoco contro il capo del governo: "Renzi riconosca che non ha il consenso delle persone oneste, dei lavoratori e di chi cerca lavoro". Una frase che poi si è rimangiato: "Ho detto e ribadisco che il premier non ha il consenso della maggioranza delle persone che lavorano o che il lavoro lo cercano e che sono nella parte onesta del paese che paga le tasse", precisa il segretario Fiom, senza smorzare i toni. "Se vuole cambiare davvero questo paese nel modo giusto lo deve fare con noi e non contro di noi", ha aggiunto. Analizzando la grave crisi del mondo del lavoro, il leader della Fiom trova un colpevole. E sapete chi è? Berlusconi. "Io credo che il problemi degli interventi sul lavoro e della grande precarietà nasca dal 2001, da scelte fatte in passato sulla riduzione dei diritti e dei costi".

Le parole di Landini, quel riferimento alle persone oneste che non starebbero dalla parte di Renzi, fa imbufalire il Pd (e non solo). Su Twitter il presidente dei democratici, Matteo Orfini, si lamenta: "Dire che governo non ha il consenso delle persone oneste offende milioni di lavoratori che nel Pd credono. Spiace che a farlo sia un sindacalista". Rincara la dose il senatore (Pd) Andrea Marcucci: "Le parole di Landini confermano e sottolineano i pregiudizi ideologici di chi organizza le piazze. Il Pd ha oltre 11 milioni di elettori che meritano rispetto, lasciamo alla Cgil le provocazioni, e la voglia di nuovi scontri sociali. Il Governo ed il premier Renzi risponderanno con l'approvazione
del jobs act, fatti concreti contro le solite parole al vento".
Critiche anche da
Gianfranco Librandi, di Scelta Civica: "Le parole di Landini sono inaccettabili. Prima di arrivare a un punto di non ritorno bisogna abbassare il livello dello scontro e ritrovare il filo del dialogo. È un gioco a perdere, in cui l’unico ad essere sconfitto è il Paese".

Ieri sera, a Bologna per chiudere la campagna elettorale di Stefano Bonaccini (candidato Pd alla presidenza dell'Emilia Romagna), Renzi aveva detto: "Non ci fate paura, non ci fermiamo". Ce l'aveva coi sindacati. Il capo del governo si è detto convinto di "poter rimettere in moto la speranza contro i "gufi", inclusi quelli che ora prevedono un forte astensionismo a minacciare o offuscare la vittoria nella regione rossa per eccellenza.

Gli industriali apprezzano lo sforzo dell'esecutivo per la riforma sul lavoro. "Bisogna continuare con riforme strutturali - afferma il presidente del Business Europee, Emma Marcegaglia, all'assemblea generale Copres, organizzata da Confindustria nell'ambito della presidenza italiana del Consiglio europeo -. Il governo sta approvando riforme importante come la riforma del lavoro che rappresenta un cambiamento importante. Spesso le riforme strutturali - aggiunge - sono difficili da capire per i cittadini. Noi contiamo" su quella del lavoro "sulla sua forza e la sua energia per rilanciare la competitività e riforme strutturali, anche dopo presidenza italiana".

Intanto, secondo un sondaggio realizzato dall'Istituto Ixè in esclusiva per Agorà (Rai3), la fiducia degli italiani nel governo sta scendendo. Pur confermandosi al primo posto nella classifica dei leader politici più amati con il 43%, il premier perde due punti. Stessa sorte per l'esecutivo, che passa dal 43% della scorsa settimana al 41%. Rispetto

538em;">a circa un mese fa, l'apprezzamento nei confronti del governo è sceso di 6 punti. Che sia il muro contro muro ad allontanare gli elettori? Oppure le troppe parole al vento che, alla luce dei fatti, trovano pochi riscontri?

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