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Da Karpov al grillino, la nuova Yalta dei filorussi

Club trasversale riunito in Crimea: "Come Churchill e Stalin per la pace con l'Occidente"

Da Karpov al grillino, la nuova Yalta dei filorussi

da Yalta (Crimea)

Il 4 febbraio 1945 i tre leader vincitori della Guerra mondiale entrarono nel palazzo di Livadja ridisegnarono le sorti del mondo senza sapere che di lì a dieci anni sarebbe nata un'Europa unita. Il variopinto «club» internazionale che ha varcato quella stessa soglia nei pressi di Yalta settant'anni dopo invece è unito soprattutto dalla critica all'Europa.

Josif Stalin, Franklin Delano Roosevelt e Winston Churchill scelsero la località più bella, suggestiva e rinomata dell'Unione sovietica sapendo che nei mesi successivi avrebbero definitivamente sconfitto il comune nemico, la Germania nazista di Adolf Hitler, e avrebbero così dovuto accordarsi sul da farsi e sulle regole del futuro. La Conferenza di Yalta servì fondamentalmente per trovare un equilibrio dopo la guerra e decidere le ultime mosse contro il nazismo, l'atteggiamento da tenere con il Giappone, le sanzioni economiche da infliggere alla Germania, le regole del linguaggio diplomatico. Fu nel palazzo zarista progettato dall'architetto italiano Monighetti, infine, che gli alleati si spartirono l'Europa in zone d'influenza.

Settant'anni dopo, 150 tra studiosi, accademici, politici, giornalisti si sono incontrati all'evento organizzato dall'Associazione internazionale dei Fondi per la pace, diretta dal parlamentare della Duma ed ex campione mondiale di scacchi Karpov, la Fondazione per lo sviluppo della società civile e la Fondazione per la prospettiva storica, in pratica il circuito internazionale di sostegno politico a Putin, che non ha mancato di far arrivare un suo messaggio. E così, mentre a Mosca i nuovi leader d'Europa tentavano di trovare l'accordo per evitare una guerra, un «club» trasversale ed eterogeneo politicamente e culturalmente, chiede una nuova Yalta, rivalutando definitivamente il summit che regalò settant'anni di pace al continente.

I componenti del gruppo hanno ispirazioni diverse, a volte lontane tra loro. C'è Béla Kovàcs, leader del partito di estrema destra ungherese Jobbik, parlamentare europeo già accusato di essere una spia russa; sul fronte politicamente opposto Kostadinka Kuneva, parlamentare europeo di Syriza. Altro personaggio interessante è Daniel Estulin, autore del best seller La storia vera del Club Bilderberg che ha ricevuto negli scorsi anni nomination per il premio Pulitzer e il premio Nobel, nonché sostenitore dell'esistenza di un complotto contro l'Italia e Berlusconi, oppure non meno stravagante la partecipazione di Sergey Baburin, già membro del Soviet supremo dell'Urss e tra i 7 parlamentari sovietici che nel '92 votarono contro la dissoluzione dell'Unione.

Particolare anche la delegazione italiana, probabilmente la più numerosa, con la partecipazione inedita di uno dei grillini romani della prim'ora, l'eurodeputato Dario Tamburrano, che si è già speso in sede Ue contro le sanzioni alla Russia e per far luce sul conflitto ucraino, consueta invece la partecipazione dell'ex parlamentare europeo di Forza Italia, Fabrizio Bertot e di Alesssandro Musolino già osservatore in Crimea e nel Donbass, oltre che analista politico ed ex membro del direttivo Ppe.

Una squadra trasversale ed eterogenea quella internazionale che ha partecipato alla conferenza «Yalta 1945: passato, presente, futuro», ma compatta nell'affermare che Russia e Occidente atlantista non siano nemici e che serve una nuova conferenza di Yalta per la pace, contro il terrorismo islamico per il futuro e specialmente oggi per risolvere il pericoloso conflitto nell'est dell'Ucraina che ha fatto risorgere una guerra fredda, venticinque anni dopo aver archiviato la prima.

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