Politica

Il killer ergastolano della skipper catturato dopo due evasioni-beffa

L'assassino di Annarita Curina incastrato dalle chat in rete Preso in Portogallo. Ha detto ai poliziotti: «Complimenti»

Carlo Pinto, capo della «catturandi» della Squadra mobile di Ancona, è stato di parola. Profetica la sua risposta a un'intervista di due anni fa al Resto del Carlino: «Difficile sparire, e noi faremo di tutto per riprenderlo. Per la terza volta». E così è stato.

Ieri Filippo De Cristofaro, 61 anni, è stato riacciuffato in Portogallo. Dopo le due evasioni che avevano ridicolizzato lo Stato italiano, omai pensava di averla fatta franca. Non è stato così. Ora sarebbe il caso di non farlo fuggire per la quarta volta, facendogli piuttosto scontare l'ergastolo per aver ammazzato Annarita Curina, giovane skipper pesarese che il 10 giugno 1988 fu accoltellata de gettata in acqua legata a un'àncora di 17 chili.

Il giallo degli «amanti diabolici del catamarano» riempì le pagine di cronaca dei giornali nell'estate del 1988. Le indagini svelarono il motivo del delitto compiuto da De Cristofaro con la complicità della fidanzata di allora, l'olandese Diana Bayer, all'epoca 17enne: rubare il catamarano di Curina per fuggire insieme su un atollo.

Diana Beyer oggi ha 44 anni e tre figli: fu la prima a pugnalare la vittima dopo averla narcotizzata con il valium nel caffè. Dopo la prima evasione, il latitante era stato arrestato proprio a Utrecht, non lontano dalla casa dell'ex compagna.

De Cristofaro, condannato all'ergastolo per omicidio e occultamento di cadavere, riuscì ad evadere due anni fa dal carcere di Porto Azzurro. Prima di quell'evasione era scappato già nel 2007 dal carcere di Opera dopo un permesso premio ma era stato rintracciato dopo un mese.

De Cristofaro e Diana Beyer avevano affittato il catamarano di Annarita Curina per le vacanze, ma il vero piano dei due amanti era impadronirsi dell'imbarcazione per poi fuggire in Polinesia.

Il 10 giugno 1988 Diana, che secondo i giudici agì spinta dall'amante, pugnalò Annarita Curina ad un fianco, mentre De Cristofaro finì la vittima con il machete. Il corpo della Curina venne ripescato il 28 luglio 1988 al largo di Senigallia. In quei giorni, sul catamarano della skipper si trovava anche un amico olandese della coppia, Pieter Gronendijk, poi condannato per il furto del natante. I due olandesi e De Cristofaro vennero rintracciati dalla polizia in Tunisia, nel tentativo di dileguarsi dopo aver abbandonato la barca.

Diana venne condannata a sei anni e sei mesi di carcere per concorso in omicidio, ma scontò 15 mesi perché ottenne la libertà condizionale e quindi l'assegnazione ad una comunità di fratellanza a Grosseto.

In primo grado a De Cristofaro venne inflitta una condanna a 38 anni, trasformata in ergastolo nel processo di appello.

Clamorosa la seconda evasione dal carcere di Porto azzurro dove, nel giorno di Pasquetta del 2014, il detenuto non fece più ritorno. Aveva avuto tre giorni di permesso totale, con alloggio in un appartamento della Caritas a Portoferraio. Lì dormì una sola notte, la mattina sparì. Ma l'allarme fu dato incredibilmente, solo tre giorni dopo, quando ormai l'evaso era probabilmente già oltre frontiera.

La delusione (ma anche tutta la determinazione per ricatturalo) nelle parole del commissario Pinto: «Ero sulle sue tracce già nel 1988. Il ritrovamento di Annarita Curina al largo delle coste anconetane fu sconvolgente. Il corpo irriconoscibile e quel viso che non si distingueva più lo ricordo bene. E l'abbiamo preso. Poi l'abbiamo cercato nel 2007, con tanti altri, al tempo della prima evasione. Lo riportammo in carcere. Poi l'evasione del 2014. L'ergastolano di nuovo in fuga. Infine l'arresto di ieri in Portogallo».

Gli agenti erano da tempo sulle sue tracce: l'uomo è stato individuato grazie a un'indagine sul web. Il percorso di fuga ricostruito grazie a soprattutto a pagamenti online, chat e collegamenti skype. Insomma, un lupo di mare finito in trappola nella rete dell'oceano virtuale.

Il latitante, che si era rifugiato in un anonimo villaggio a 30 chilometri da Lisbona, aveva un passaporto una carta di identità ed una patente nautica italiane contraffatte ed intestate ad un nome di fantasia, Bertone Andrea, nonché 5.900 euro in contanti. Sulle prime ha detto ai poliziotti: «Non sono io l'uomo che cercate»; poi, vistosi smascherato ha fatto i «complimenti» agli agenti: «Bravi, non pensavo che mi avreste mai più rintracciato».

De Cristofaro sarà estradato dal Portogallo in Italia in tempi brevi. Ma la conferenza stampa di ieri nella questura di Ancona ha riservato anche l'ennesimo colpo di scena: «Il caso non è chiuso, ci sono stati dei complici che hanno aiutato la latitanza di De Cristoforo. Lavoreremo per individuarli», hanno assicurato gli inquirenti.

La caccia continua.

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