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Kim spara nuovi missili. Sulle speranze di Trump

Non accadeva dal 2017. Pyongyang vuole la cancellazione delle sanzioni. La rabbia di Seul

Kim spara nuovi missili. Sulle speranze di Trump

Roberto Fabbri

Punto e daccapo. O quasi. La crisi coreana si avvita su se stessa e riparte da una fase molto prossima a quella cui si era arrivati prima dell'avvio della fase negoziale tra Washington e Pyongyang, culminata nel fallimentare vertice del febbraio scorso in Vietnam. La Corea del Nord «ha lanciato un certo numero di missili a corto raggio dalla penisola di Hodo vicino alla città di Wonsan sulla costa orientale in direzione est alle 9.06»: in questo arido comunicato dello stato maggiore delle forze armate sudcoreane c'è la notizia della ripresa delle provocazioni di Kim Jong-un, ovvero la certificazione del fallimento degli sforzi finora messi in atto per disinnescare la grave crisi. Il mare del Giappone torna a essere il bersaglio dei razzi nordcoreani e il clima nella regione torna a farsi cupo.

Quello di ieri è il primo lancio di missili da parte nordcoreana dal novembre 2017. Un gesto che fa seguito a una serie di scambi verbali minacciosi e che non facevano presagire nulla di buono. Dopo il summit di Hanoi, conclusosi improvvisamente dopo evidenti disaccordi tra le delegazioni degli Stati Uniti e della Corea del Nord, Kim aveva definito ostile l'atteggiamento americano e preannunciato «azioni corrispondenti». Lo scorso 17 aprile, il giovane dittatore erede della dinastia comunista inaugurata settant'anni fa da suo nonno Kim Il-sung aveva annunciato il test di una nuova arma tattica, enfatizzando l'avvenimento come «di grande importanza». Appena l'altro ieri il ministro degli Esteri sudcoreano aveva insistito con il Nord per ottenere «una denuclearizzazione visibile, concreta e sostenibile» in cambio di un allentamento delle sanzioni economiche.

Quello delle sanzioni è il punto più dolente per Kim. Il dittatore di Pyongyang ne pretende la cancellazione sulla fiducia, prima ancora che il suo Paese avvii lo smantellamento dell'arsenale nucleare. Il presidente americano Donald Trump non è ovviamente disponibile a tanto, e Kim si sente spinto in un angolo. Per uscirne, la settimana scorsa si è recato a Vladivostok per incontrare il presidente russo Vladimir Putin: il colloquio non sembra aver prodotto novità, ma forse a Kim è bastato per sentirsi le spalle un po' più coperte per attuare una mossa che serve soprattutto a ricordare agli americani e al mondo che l'apertura di un percorso negoziale non significa un cedimento.

Gli analisti militari delle due Coree attribuiscono valore diverso all'accaduto. Per Seul il lancio di ieri è una grave violazione di un accordo militare siglato appena l'anno scorso con il Nord, mentre per Pyongyang nessuno ha ragione di lamentarsi in quanto il test non violerebbe la moratoria accettata da Kim, «che riguarda solo i missili balistici intercontinentali».

E Trump? Ostenta ottimismo: «Kim sa che sono dalla sua parte ha scritto su Twitter - e non vuole rompere la promessa che ha fatto: l'accordo si farà!».

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