Politica

Kurz delude Conte E il vertice di Salisburgo si annuncia già un flop

A Roma il Cancelliere austriaco resta vago Sui migranti il nostro governo è isolato

Alla vigilia del vertice europeo di Salisburgo, nel quale la tavola della discussione sul tema prioritario e più divisivo (quello delle migrazioni) sembra apparecchiata per far andare il pranzo di traverso alla delegazione italiana, il Cancelliere austriaco Sebastian Kurz è volato a Roma per incontrare il premier Giuseppe Conte. Il suo obiettivo, specialmente appena dopo aver incontrato all'Eliseo il presidente francese Emmanuel Macron che dalle posizioni italiane è particolarmente lontano, sembrava essere quello di tranquillizzare il nostro governo - che sulla carta almeno dovrebbe trovarsi molto più in sintonia con quello di Vienna - sui temi che più ci preoccupano.

Non sembra in realtà che Kurz abbia fatto granché di concreto per ottenere il risultato. Il suo blitz romano è parso più un sopralluogo chiarificatore. Conte gli ha fatto presente che il suo governo si aspetta passi avanti sui tre punti più delicati e per noi insoddisfacenti della questione migranti: l'Operazione Sophia (e in particolare il nodo dei porti di sbarco), la modifica del trattato di Dublino per ottenere la redistribuzione dei profughi e la riforma della missione Frontex. Ma il Cancelliere viennese si è limitato a replicare positivamente solo su quest'ultimo tema, mentre sugli altri argomenti parla - purtroppo per noi - la sintonia che Kurz aveva espresso il giorno prima incontrando Macron. Sull'azione del nostro governo, Kurz ha espresso una generica soddisfazione per il fatto che l'Italia sia riuscita a ridurre l'afflusso di migranti sulle sue coste.

Perfino sulla questione che in questo momento avvelena i rapporti tra Roma e Vienna - quella del passaporto austriaco che il governo Kurz progetta di concedere agli altoatesini di lingua tedesca e ladina che ne facciano richiesta - è venuta una risposta a dir poco sfuggente: «Con Conte abbiamo affrontato anche questo tema sfidante», ha confermato il Cancelliere. Il prudentissimo termine diplomatico sembra nascondere una divergenza irrisolta, dopo che lunedì il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi aveva declinato un invito a Vienna della sua collega Karin Kneissl parlando di «fiducia reciproca incrinata» proprio da quella assai discutibile iniziativa. Sembra peraltro abbastanza evidente che la faccenda del doppio passaporto altro non sia che una promessa poco praticabile fatta da Kurz ai suoi partner nazionalisti di destra dell'Fpö, che ne fanno una bandiera propagandistica presso il loro elettorato. Ma il fatto che a Roma probabilmente se ne rendono conto non fa venir meno l'altrettanta evidenza che, soprattutto durante il semestre austriaco di presidenza dell'Ue, parlare di doppi passaporti in Alto Adige altro non sia che una irritante provocazione.

Non rimane a questo punto che attendere l'apertura del vertice salisburghese, con l'amara consapevolezza che vi si parlerà di immigrazione al massimo (anche se informale) livello europeo senza l'intenzione di imprimere una svolta nella direzione auspicata dall'Italia. I ventotto capi di Stato e di governo discuteranno a cena, Conte insisterà nel pretendere che il tema sia considerato una priorità ma eventuali risposte concrete arriveranno (forse) dal Consiglio dei ministri dell'Interno fissato a Lussemburgo per l'11 ottobre, che a sua volta precederà un incontro (stavolta ufficiale) dei ventotto leader dell'Ue. Curiosamente, pur essendo le posizioni italiane ben note, il governo Conte ancora non ha inviato alcuna richiesta scritta al presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk.

E c'è già chi semina dubbi sull'effettiva volontà italiana di vedere risolta la questione migratoria, piuttosto che di mantenere accesa la polemica a fini elettorali.

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