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L'accusa rinuncia a ricorso sulla riabilitazione: via libera alla ricandidatura del Cavaliere

La Pg di Milano non si opporrà: definitivo il verdetto del tribunale di Sorveglianza

L'accusa rinuncia a ricorso sulla riabilitazione: via libera alla ricandidatura del Cavaliere

Milano - Le ultime, flebili speranze di chi voleva tenere Silvio Berlusconi fuori dal Parlamento e dal governo grazie alla legge Severino svaniscono nel primo pomeriggio di ieri. La Procura generale di Milano annuncia ufficialmente la sua decisione di non presentare ricorso contro la riabilitazione del Cavaliere, disposta venerdì scorso dal tribunale di Sorveglianza del capoluogo lombardo. La riabilitazione diventa così definitiva, la vecchia condanna di Berlusconi per i diritti tv viene cancellata. E con essa svanisce l'incandidabilità che ne era la conseguenza.

La decisione era nell'aria già da lunedì, quando il capo della Procura generale, Roberto Alfonso, aveva esaminato le motivazioni depositate venerdì dal tribunale. Fin da subito, il provvedimento era apparso giuridicamente solido. Da una parte si dava atto della espiazione della pena da parte di Berlusconi, del positivo andamento dei dieci mesi di affidamento ai servizi sociali, del risarcimento dei danni alle parti civili; dall'altro si riconosceva la buona condotta tenuta dall'ex premier successivamente alla condanna, attestata nelle relazioni inviate dalle questure di Milano e Roma e dai carabinieri di Monza. Sul nodo cruciale, ovvero l'esistenza di altri processi in corso contro il leader di Forza Italia connessi al caso Ruby, i giudici - applicando i criteri della Cassazione - stabilivano che eventuali carichi pendenti non escludono la buona condotta, grazie al principio di non colpevolezza garantito dalla Costituzione.

Alfonso ha letto le motivazioni, ha analizzato un po' di giurisprudenza, e ha concluso: la riabilitazione di Berlusconi «non ha vizi di legittimità», ovvero è conforme alla legge, «è un diritto che spetta al condannato qualora tutti i requisiti siano rispettati e in questo caso lo sono». Senza attendere la scadenza dei quindici giorni di riflessione che la legge gli concedeva, il procuratore generale e la sua sostituta Maria Saracino, titolare del fascicolo, hanno preso atto che non c'era niente di impugnare. A diciassette anni di distanza dai primi accertamenti dei pm Fabio De Pasquale e Alfredo Robledo sui film americani trasmessi dalle reti Mediaset, il caso «diritti tv» è definitivamente chiuso.

Tutt'altro che chiusa è invece la complessa partita giudiziaria scaturita dal caso Ruby che ruota intorno al Cavaliere. Berlusconi è attualmente imputato a Milano in due diversi processi per corruzione giudiziaria, in attesa di venire unificati: l'accusa è di avere addomesticato con denaro le deposizioni di numerosi testi del processo sul «bunga bunga» di Arcore. Vicende analoghe sono in corso davanti ai tribunali di Torino e Roma, dove sono approdate per competenza: a Torino è in corso l'udienza preliminare, e ieri il pm ha insistito per il rinvio a giudizio di Berlusconi; a Roma l'udienza preliminare si è conclusa ieri, e il processo a carico di Berlusconi e del musicista Mariano Apicella inizierà il 23 novembre. In tutti questi processi Berlusconi rivendica la propria innocenza, spiegando di avere solo aiutato ragazze che avevano avuto la carriera rovinata dalle inchieste giudiziarie.

Ma anche una eventuale condanna in primo grado non farebbe venire meno la riabilitazione concessa nei giorni scorsi.

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