Politica

L'accusatrice di Galan nei guai vende un tesoro di borse griffate

L'ex segretaria mette all'asta il suo armadio per pagare gli avvocati. E spuntano accessori lussuosi. La difesa dell'ex governatore attacca e ricorre in Cassazione: "Si indaghi sul suo tenore di vita"

Giancarlo Galan con la segretaria Claudia Minutillo
Giancarlo Galan con la segretaria Claudia Minutillo

Si era molto favoleggiato sulle griffe sfoggiate dalla signora, in uno scintillio di scarpe, vestiti, gioielli. E su di lei aveva acceso i riflettori la difesa di Galan, accerchiato dalla procura di Venezia e poi spinto alla resa e al patteggiamento, con una pena di 2 anni e 10 mesi. Ora la questione torna d'attualità: quando rimaneva stregata da un capo d'abbigliamento lady Hermès, come ha raccontato al Mattino di Padova la commessa chiacchierona di una boutique esclusiva, già che c'era ne acquistava due o tre, riservando la dovuta attenzione al gusto cromatico. Insomma, una vita da diva, più da Costa azzurra che da Riviera del Brenta alla corte del Doge di Forza Italia. E così, quando l'inchiesta è emersa e lei ha cominciato ad accusare Galan, i difensori dell'ex governatore hanno replicato che forse era proprio lei a non raccontarla giusta. «Abbiamo sottolineato - spiega al Giornale l'avvocato Antonio Franchini - i suoi orecchini antichi, le collane, le borsette». Per la cronaca, Minutillo ha inviato alle amiche attraverso il suo iPhone le foto di una ventina di borse Hermès che saranno cedute, in pratica in una sorta di asta. Si tratta di pezzi pregiati, modello «Birkin», che non si comprano frettolosamente al negozio sottocasa, anzi devono essere prenotati con mesi di anticipo. Le quotazioni della Minutillo collection non sono conosciute, ma per capirci una «Birkin» Hermès costa in media sui novemila euro e quelli più cari, con pelli di particolare valore, toccano quota 44mila euro. Per una «Kelly», omaggio alla mitica Grace, bastano invece 3.800 euro.

Ritornano i sospetti avanzati da Franchini. È vero che intanto Galan ha concordato la propria condanna, ma la partita è in qualche modo ancora aperta. «Il patteggiamento - conferma l'avvocato - non è un'ammissione di colpa. Galan ha solo riconosciuto alcuni contributi illeciti, non episodi di corruzione, relativi alle regionali del 2005, ma ha deciso di patteggiare per ragioni personali, familiari. E così abbiamo fatto ricorso in Cassazione contro il patteggiamento, mettendo ancora una volta in evidenza la posizione di Minutillo e il suo tenore di vita assolutamente sproporzionato rispetto alle sue possibilità». Certo, è un paradosso tutto italiano quello che consente a un imputato di contestare un verdetto raggiunto con il proprio assenso, ma questo è accaduto nelle scorse settimane. Dunque Galan prova ad alleggerire il peso sulle sue spalle. Invitando gli investigatori a passare al setaccio i conti e le movimentazioni dell'ex segretaria che avrebbe utilizzato il suo nome per gestire affari non proprio limpidi dietro le quinte. Anzi, per rubare millantando coperture che non c'erano. «Galan - ha risposto lei al Corriere della sera - si difende attaccando chi lo accusa per cercare di salvarsi colpendo i testimoni: non ci sono solo io, anche Piergiorgio Baita e Giovanni Mazzacurati». L'ex presidente della Mantovani e il dominus del Consorzio Venezia Nuova. «Con me Galan è particolarmente violento, forse perché sono stata la prima a confessare». Ora Minutillo si separa dai suoi capricciosi accessori.

Galan, invece, si affida in extremis alla Cassazione.

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