Cronache

L'acqua a tutti i costi: devia il torrente per farsi la piscina

Ruspa in azione per creare un lido abusivo. Denunciato il gestore del Cubano Vurga

L'acqua a tutti i costi: devia il torrente per farsi la piscina

Per farsi una piscina collegata al lido gestito senza avere nemmeno la partita iva, aveva deviato il corso di un torrente. Creando un bacino artificiale estraneo all'ecosistema e potenzialmente pericoloso in caso di forti precipitazioni.

Non si può certo dire che mancasse di ingegno Andrea Forciniti, giovane imprenditore di Calabria che a 39 anni aveva preso alla lettera l'insegnamento del medagliatissimo Michael Phelps, uno che di vasche (in questo caso olimpioniche) ne capisce: «Niente è impossibile se si affronta con fantasia». Il trentanovenne calabrese il suo estro l'ha dimostrato creando per sé e per la sua clientela sulle spiagge di Cropalati, sullo Ionio cosentino, un paradiso artificiale da sogno. Lo hanno svegliato i finanzieri della Compagnia di Rossano Calabro, contestandogli una sfilza di reati.

Come già successo in passato ad altri, magari dai nomi un po' più altisonanti. Giovanni Malagò, presidente del Coni, la piscina dalla sua villa di Sabaudia la rimosse per scansare accuse di abusivismo. Le stesse mosse (anche per altre violazioni) agli ex parlamentari finiani Luca Barbareschi e Domenico Nania, assolti però con formula piena da ogni addebito perché le ville di deputati e senatori possono essere perquisite pure quando si va a caccia di illeciti urbanistici solo previa autorizzazione della Camera di appartenenza. Che in entrambi i casi faceva invece difetto. Tuffo permesso, ma per altre motivazioni, anche sull'altro lato. A sinistra, per dire, possono godere di bagno libero l'ex ministro Franco Bassanini e sua moglie Linda Lanzillotta, vicepresidente del Senato: una ventina d'anni fa scavarono una buca nella loro residenza estiva di Manciano, nel cuore del parco di Orbetello. Con la pioggia prima e l'acqua dopo il fosso diventò pian piano piscina, per un reato dichiarato prescritto qualche anno più tardi dalla Corte d'Appello di Firenze, con contestuale revoca dell'ordine di demolizione intimato in uno con la sentenza di primo grado.

Esempi indice di una mania che il geniale impresario calabro ha trasformato in attività redditizia. Rivendendo a prezzi popolari il miraggio di una nuotata da vip. C'era riuscito, sostengono le Fiamme Gialle, con una pala meccanica e l'arte d'arrangiarsi: una volta modificata la fisionomia della foce del torrente Coserie senza perdere troppo tempo a richiedere autorizzazioni, avrebbe creato un terrapieno reso poi impermeabile con la stesa di teli in plastica. Risultato? Un bacino artificiale da favola, con tanto di bar, barbecue, tavoli per il ristoro, svivoli per i bambini e servizi. E per gli amanti della tintarella e dell'onda naturale, ombrelloni e sdraio per starsene con i piedi a mollo nell'acqua salata dello Ionio. Ma l'imprenditore non avrebbe mai posseduto alcuna concessione e neppure una licenza per la somministrazione di bevande. Nemmeno risultava essere registrato all'Agenzia delle Entrate. Forse per questo motivo, alla vista degli uomini in divisa, ha allungato il passo tentando di allontanarsi rapidamente, invano.

Il suo eden lo aveva chiamato, con gusto esotico, «Cubano Vurga». Adesso ha i sigilli.

Corpo del reato, come un qualunque spicchio di inferno in terra.

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