Politica

Le lacrime di Danzica Accoltellato e ucciso il sindaco del dialogo

Pawel Adamowicz era alla raccolta fondi per l'ospedale. Arrestato un 27enne pregiudicato

Manuela Gatti

«Questo è un momento meraviglioso per diffondere il bene. Voi tutti siete meravigliosi e Danzica è una città incredibile». Pawel Adamowicz, che quella città l'ha guidata per vent'anni, dal 1998 fino a ieri, aveva appena finito di pronunciare queste parole quando è stato accoltellato a morte sul palco dell'iniziativa benefica a cui stava partecipando, domenica sera. Cinque ore di operazione e centinaia di concittadini in coda per donare il sangue non sono bastati a salvargli la vita: Adamowicz, 53 anni, punto di riferimento dell'opposizione liberale, è morto nel primo pomeriggio di ieri per le ferite subite a cuore e organi vitali. L'autore del gesto è stato identificato in Stefan W., 27 anni, pregiudicato. Appena dopo la pugnalata ha preso il microfono e ha detto di essersi voluto vendicare per essere stato «ingiustamente incarcerato e torturato» quando al governo c'era Piattaforma civica, il partito in cui militava Adamowicz. Al momento non ci sono elementi che facciano pensare a un omicidio politico, ma c'è chi incolpa l'esecutivo di Varsavia per aver tollerato l'instaurarsi di un clima d'odio, verbale e non.

Per il primo cittadino quello di domenica sera era un momento «meraviglioso» perché era ospite del concerto conclusivo della più grande raccolta fondi del Paese, quella della fondazione Wosp, che ogni anno dona milioni di euro per l'acquisto di attrezzature ospedaliere. Come abbia potuto l'aggressore salire indisturbato sul palco e colpire Adamowicz è ancora da accertare. Nel frattempo l'evidente mancanza di misure di sicurezza ha portato alle dimissioni il presidente della fondazione. Dalle prime ricostruzioni sembra che Stefan W. sia riuscito a ottenere un pass da giornalista e con quello si sia avvicinato al palco. Su di lui si sa ancora poco, se non che era appena uscito dal carcere dopo una condanna a cinque anni per rapina a mano armata in una banca a Danzica, dove risiede. In passato, secondo quanto riferito dal vice ministro dell'Interno, Jaroslaw Zielinsk, avrebbe sofferto di disturbi mentali.

La moglie della vittima, Magdalena, domenica sera si trovava a Londra ed è stata riportata con un volo di Stato in Polonia, dove la attendono i due figli Antonina e Teresa, 15 e 8 anni. Laurea in legge, militanza in Solidarnosc, il primo sindacato indipendente del blocco comunista, Adamowicz era tutto l'opposto dell'esecutivo polacco guidato dalla destra euroscettica e populista di Diritto e giustizia, il partito di Jaroslaw Kaczynski. Progressista e sostenitore dei diritti Lgbt, l'anno scorso aveva partecipato personalmente al Gay Pride. Ai migranti aveva aperto le porte: «La nostra città è un porto, deve sempre essere un rifugio per chi arriva dal mare». Su Facebook riassumeva il suo programma così: «Voglio una Danzica moderna, giusta e aperta, dove tutti vivano bene, lavorino e crescano i propri figli». La vice sindaco della città, Aleksandra Skorupka-Kaczmarek, ha pregato di «non inasprire i toni» e ha lanciato l'appello a eliminare la violenza «dalla vita pubblica e politica».

Sono diversi gli episodi recenti in cui esponenti dell'opposizione sono stati minacciati. Come in occasione delle elezioni locali di ottobre, quando un gruppo di estrema deserta, Gioventù polacca, ha diffuso finti certificati di morte di alcuni politici critici nei confronti del governo, quasi tutti di Piattaforma civica, tra cui anche Adamowicz.

La Procura aveva archiviato l'episodio come «libertà d'espressione».

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