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Migranti, l'allarme di Lagarde: "In gioco il futuro di Schengen"

L'Europa si interroga sulla sospensione di Schengen. Renzi: "Tradisce l'idea di Europa". E la direttrice del Fmi: "Crisi dei rifugiati? O la va o la spacca"

Migranti, l'allarme di Lagarde: "In gioco il futuro di Schengen"

Il flusso crescente di migranti e profughi, la paura del terrorismo e "La destabilizzazione delle società europee", come l'ha definita il primo ministro francese, Manuel Valls, sono i temi che spingono le autorità europee ad un possibile ripensamento del trattato di Schengen. E mentre alcuni paesi hanno già provveduto senza neanche aspettare il placet dell'Ue, reintroducendo i controlli alle frontiere, l'Italia si smarca e ribadisce il suo secco no: "Schengen è molto messo in dubbio e per noi è veramente triste", "La libera circolazione era il grande sogno europeo", ha dichiarato Matteo Renzi a Mantova.

Cos'è Schengen: Lo spazio Schengen è una zona di libera circolazione dove i controlli alle frontiere sono stati aboliti per tutti i viaggiatori, salvo circostanze eccezionali. Lo spazio Schengen è attualmente composto da 26 paesi, di cui 22 membri dell’Unione europea e quattro non membri (Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera). L’area di libera circolazione è entrata progressivamente in vigore a partire dal 1985, data di un accordo di massima concluso da un gruppo di governi europei nella località lussemburghese di Schengen.

Non c’è "nessuna sospensione di Schengen sul tavolo" della Commissione europea. Lo ha chiarito la portavoce Natasha Bertaud in riferimento alle indiscrezioni della stampa italiana su una possibile modifica del codice sullo spazio europeo di libera circolazione delle persone che consentirebbe una durata massima di due anni dei controlli alle frontiere interne. A difendere il trattato, poco prima era stato il presidente del Consiglio, Matteo Renzi. In un’intervista a Rtl, venerdì mattina, aveva detto: lo stop a Schengen metterebbe a rischio il progetto europeo: "È giusto essere attenti contro il terrorismo, ma non è che sospendendo Schengen si bloccano i terroristi: alcuni terroristi di Parigi sono cresciuti nelle nostre città". Le stime sui costi di uno stop al trattato di Schengen, peraltro, sono "impressionanti", tanto più in quanto l’Europa è in una difficile fase di ripresa economica, ha rimarcato l’Alto rappresentante europeo per la politica estera e la sicurezza, Federica Mogherini. Un appello a "non minare" l’accordo di Schengen arriva anche dall’ex presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.

Intanto dalla Francia, che quest'anno è stata più volte colpita dal terrorismo, Il primo ministro francese Manuel Valls in una intervista alla Bbc, si è spinto a dire che "La crisi migratoria sta mettendo l’Unione Europea in grave pericolo". Valls ha spiegato che il Vecchio Continente non può accogliere tutti i rifugiati in fuga da quelle che definisce le terribili guerre in Iraq e Siria. "Altrimenti", ha detto, "le nostre società saranno completamente destabilizzate".

Quello sulla libera circolazione non è il solo tema europeo affrontato dal premier. Nell’ultima settimana il governo italiano è stato al centro di un braccio di ferro a distanza con la Commissione Ue, dopo le parole di venerdì scorso del presidente Jean Claude Juncker che aveva accusato Roma di offendere la Ue e innescato una polemica sui meriti dell’introduzione di forme di flessibilità nei bilanci nazionali introdotte negli ultimi mesi. L’Italia ha appena nominato un nuovo ambasciatore presso la Ue, Carlo Calenda. "A lui - ha spiegato Renzi - ho chiesto di creare un team molto forte e di farsi sentire, fare incontri e iniziative. Si è detto che il mio atteggiamento in Ue è sbagliato perché così parlano male di noi. Se smettiamo con l’atteggiamento di subalternità e cominciamo a dire che l’Italia ha energie e risorse fondamentali il rispetto arriverà naturale". Il capo del governo ha poi precisato di non volere le dimissioni del capo di gabinetto di Juncker, Martin Selmayr, protagonista di commenti negativi nei confronti dell’esecutivo Renzi: "Di mestiere non faccio il cacciatore di teste. Certo però l’impressione è che in Ue ci siano due pesi e due misure".

Durante un dibattito presso il forum economico mondiale, che si svolge nella città svizzera, la numero uno dell'Fmi, Christine Lagarde, ha sottolineato che "la crisi dei rifugiati, dalla mia personale prospettiva, un po' o la va o la spacca".

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