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L'Agenzia delle entrate fa mea culpa: «Abbiamo sbagliato noi, non pagate»

Il Fisco chiede scusa all'imprenditore di Bergamo che avrebbe dovuto versare due volte l'Ires. Le cartelle sono state rottamate

L'Agenzia delle entrate fa mea culpa: «Abbiamo sbagliato noi, non pagate»

Mea culpa. Hanno letto il Giornale e hanno deciso di tornare in fretta sui loro passi: la S.I.F.F., Servizi integrati finanziari e fiscali, l'impresa di Bergamo la cui storia era atterrata lunedì in prima pagina, non pagherà due volte la stessa imposta.

L'Agenzia delle entrate e l' ex Equitalia, oggi Agente della riscossione, hanno compreso l' errore commesso e invece di accanirsi contro la società che aveva avuto il torto di pagare in fretta il proprio debito con il fisco, pari a 907.500 euro, hanno stracciato la dichiarazione di guerra presentata nelle scorse settimane. Niente carte bollate, niente pignoramento dei conti, niente iscrizione ipotecaria. La società, una holding attiva nel settore dell'immobiliare, verserà correttamente solo una modesta quota di interessi. «Ci eravamo preparati al peggio - spiega l' avvocato Vincenzo José Cavallaro che con il collega Sebastiano Stufano ha seguito il caso - e avevamo messo in conto un procedimento per far valere le nostre ragioni davanti alla Commissione tributaria, ma la direttrice regionale delle Entrate Giovanna Alessio, che aveva letto il Giornale, ci ha anticipato e ci è venuta incontro, ammettendo di aver imboccato la pista sbagliata. Ai piani alti del fisco hanno compreso che il rapporto con il contribuente deve cambiare. Mi auguro che la rivoluzione arrivi anche in periferia».

Una figuraccia evitabile, ma va anche detto che i tempi di reazione sono stati particolarmente tempestivi e il dietrofront è arrivato in una manciata di giorni. Con la convocazione a razzo di Cavallaro che ieri è stato ricevuto con tutti gli onori dai dirigenti delle Entrate e dell'ex Equitalia negli uffici ambrosiani di via Manin. Il fisco, dunque, chiede scusa: c'è da stropicciarsi gli occhi. Speriamo sia il primo ciak di un nuovo film e l'addio a vecchie logiche, burocratiche e vessatorie.

La vicenda era cominciata con un accertamento delle Fiamme gialle. I militari avevano riscontrato gravi anomalie sul fronte dell'Ires, avevano quantificato in dieci milioni le imposte dovute e alla cifra avevano aggiunto una contravvenzione di 14 milioni. Per un totale di 24 milioni di euro. Un breve passaggio davanti alla commissione tributaria di Bergamo aveva però ridimensionato tutta la storia. Alla fine l'imposta da versare si era ridotta a meno di un milione contro i 10 prospettati inizialmente e anche la sanzione si era sgonfiata, scendendo a un milione circa. La S.I.F.F. a quel punto aveva immediatamente versato i 907.500 euro richiesti, dandoli direttamente alle Entrate. E riservandosi di valutare la strategia migliore rispetto alla sanzione, tuttora in sospeso. La rapidità nei movimenti deve aver mandato in tilt i cervelli del fisco, abituati ad una guerra guerreggiata senza quartiere. Così l'Agente della riscossione ha dato il via all'offensiva, come se il robusto bonifico non fosse mai stato eseguito. I segugi dell'erario hanno chiesto per la seconda volta i 907.500 euro e in contemporanea hanno mostrato i denti, con iscrizione ipotecaria e pignoramento dei conti. Una mossa sopra le righe e inspiegabile che però i signori delle Entrate hanno provato a giustificare. «Gli importi contestati - si legge in una lettera recapitata alla società di Bergamo - sono correttamente dovuti». Insomma, la holding, dopo aver sborsato i soldi direttamente nelle mani dell'Agenzia, avrebbe dovuto replicare, girando lo stesso importo pure all'ex Equitalia. Con la possibilità però di «chiedere il rimborso delle somme erroneamente pagate con F24». Da non credere. I legali hanno replicato con un ricorso alla Commissione tributaria. Ma il match non si è disputato. È arrivato prima il Giornale che ha raccontato la storia, uno sfregio a tutti i propositi di rinnovamento del fisco italiano.

A quel punto la direttrice regionale delle Entrate si è cosparsa il capo di cenere e, per una volta, il fisco ha rottamato le cartelle appena inviate.

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