Economia

L'alchimia copre il disastro

Siamo a metà novembre, guardare i dati di settembre, mentre già ci sono quelli di ottobre, non è il modo migliore per capire come stiamo

L'alchimia copre il disastro

L'enfasi con cui nelle sfere governative si commentavano i dati Istat sull'economia nel terzo trimestre - crescita dello 0,3 del Pil sul secondo e dello 0,9 sul terzo del 2015 - è fuori luogo. Mentre si lanciavano messaggi rassicuranti, il Pd presentava in Parlamento un emendamento alla legge di Bilancio, per consentire ai sindaci di aumentare liberamente la tassazione delle case. L'abrogazione del tetto alle aliquote massime servirebbe come bancomat per ridurre le difficoltà del Pil che va meno bene delle previsioni. Siamo a metà novembre, guardare i dati di settembre, mentre già ci sono quelli di ottobre, non è il modo migliore per capire come stiamo.

I prezzi al consumo di ottobre sono di deflazione: l'economia va a singhiozzo. La crescita del Pil comporta un +0,1% al mese pari allo 1,2 annuo. Ma è un dato ingannevole, perché nel secondo trimestre la crescita fu 0. Anche la crescita dello 0,9% del Pil del terzo trimestre del 2016 su quello del 2015, contiene un'illusione, perché nel 2015 nel terzo trimestre la crescita del Pil si era abbassata allo 0,1. Il Pil nel 2015 poté crescere dello 0,8. Nella seconda metà del Novecento, ci fu un attore americano, considerato un idolo dalle donne, che esigeva di essere affiancato da attrici molto graziose e attraenti, ma non alte, in modo da farlo apparire molto alto. Questi numeri utilizzati per dimostrare che «il governo che fa le riforme fa crescere il Pil» sono come quelle attrici graziose e attraenti, di piccola statura. La bellezza femminile e del Pil però non sono la stessa cosa. Non si può far apparire il tasso di crescita più alto di quel che è, mettendolo a confronto con tassi minori, perché il Pil non è un film di Hollywood. Ciò vale anche per la tesi del governo e del suoi sostenitori, secondo cui la crescita del Pil del 2016 sarà di 0,8%-1%, confermando le previsioni. Ma questi aveva previsto, per il 2016, un aumento del Pil dello 1,4%. La ritirata c'è, anche se non è una Caporetto.

Draghi attua un'espansione monetaria senza precedenti per la Bce e acquista massicce quantità di debito pubblico; il prezzo del petrolio e di altre materie prime sono bassi. Una crescita modesta del Pil in questo clima è compatibile con rapporto debito/ Pil sopra il 132 %. Ciò sinora ha consentito al governo di programmare deficit consistenti, senza creare gravi minacce incombenti sul debito. Così l'emendamento del Pd sulle tasse sulla casa come bancomat è stato ritirato. Lo spread che stava salendo a 200 punti si è placato. C'è il referendum, dove bisogna far risuonare il Sì.

Ma se il clima cambia e lo spread rialza il capo? Non siamo in un film, dove il lieto fine è d'obbligo.

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