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L'allarme degli azzurri non smuove il premier: "Nel governo solo caos"

Le capogruppo Bernini e Gelmini da Conte. Tajani: "Nel Def promesse irrealizzabili"

L'allarme degli azzurri non smuove il premier: "Nel governo solo caos"

Falliti gli appelli alla Lega, perché rispetti gli impegni con gli elettori di centrodestra e quelli lanciati a tutto il governo perché corregga la manovra economica, Forza Italia bussa direttamente a Palazzo Chigi. Le capigruppo azzurre di Camera e Senato, Mariastella Gelmini e Anna Maria Bernini, vanno a esporre le loro critiche al premier gialloverde.

All'uscita, però, confermano che Giuseppe Conte tira dritto, come dicono i suoi due vice. «La sensibilità del presidente del Consiglio è ben lontana dal comprendere quali siano le nostre priorità. Su questo non abbiamo trovato convergenza. Il presidente Conte ha mantenuto la sua posizione e noi abbiamo manifestato la nostra serissima preoccupazione su quello che sta succedendo in questi giorni».

Alle 18 è convocato a Palazzo Grazioli il comitato di presidenza, che ha all'ordine del giorno la stagione dei congressi, la nomina della commissione di garanzia e «varie ed eventuali», che riguarderanno la linea politica nel centrodestra e l'opposizione all'esecutivo. La posizione di Fi è difficile, i rapporti con la Lega sempre sull'orlo della crisi. Il Cavaliere cerca di tenere unito il centrodestra e respinge le voci di un fuggi fuggi per l'Opa salviniana. Ma il problema è rilanciare il partito, rivendicando la sua identità e autonomia dal Carroccio. Gli ultimi sondaggi danno gli azzurri all'11,1% rispetto al 10,9% del 23 settembre, ma amministrative ed europee sono vicine e bisogna fare di più. Conciliando diverse linee, quella più dura verso il Capitano e quella di Berlusconi, che vuole mantenere il dialogo pur continuando a fare al governo gialloverde un'opposizione decisa. Anche in vista dei congressi provinciali e comunali previsti entro marzo il lavoro di mediazione e di rafforzamento del partito sul territorio è affidato al vicepresidente Antonio Tajani, che rappresenta il fronte moderato. È lui, da Bruxelles a martellare sulle «irrealizzabili» stime di crescita del Def del governo. Per il presidente del Parlamento europeo, la manovra «non favorirà la crescita dell'Italia», perché la previsione dell'1,5% e tantomeno quella del 2, «non la condivide nessun esperto, non solo l'opposizione o Bruxelles». Nel governo c'è «grande confusione, non si capisce quale sia la posizione, se quella di Savona o quella dei due vicepremier», dice Tajani. Che però critica «i toni polemici» con l'esecutivo del presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker e del commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici. «Non serve alla Commissione fare polemica con i governi nazionali. Si sta in silenzio, si giudica e si decide.

La polemica Roma-Bruxelles è una cortina fumogena per distogliere l'attenzione dal vero problema che si chiama lavoro, crescita economica e riduzione della pressione fiscale».

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