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L'altra Turchia in piazza per fermare il Sultano "Ora Erdogan vada a casa"

Folla oceanica a Istanbul per il repubblicano Muharrem Ince: «Siamo 5 milioni». Oggi il voto

L'altra Turchia in piazza per fermare il Sultano "Ora Erdogan vada a casa"

Maltepe, Istanbul. Striscioni con scritto Tamam, «adesso basta», sventolavano in questa giornata di pioggia e sole. Capellini con scritto Adalet, che significa giustizia; bandiere di Ataturk, il padre della Turchia laica e libera; bandiere nazionali. È un vento di cambiamento quello che si respira al grandissimo meeting di Muharrem Ince, il candidato del Chp che sfida Erdogan. Le strade erano piene di gente. Un folla immensa che, secondo quanto detto da Ince, arrivava a oltre 5 milioni di persone. Tante da rendere difficile raggiungere il luogo dell'incontro, a piedi e in taxi. Erdogan avrà comunque la maggior parte dei voti, ma Ince lo sta mettendo seriamente alla prova. Lo dimostra la partecipazione di oggi. Questa è una Turchia mai vista: gente che saltava sulle costruzioni per vedere meglio, gente che cantava, gente che vendeva bibite al ciglio della strada. Donne, uomini, anziani, ragazzi e ragazze. Tutti uniti in canti e festa. Ince appartiene al Partito Popolare Repubblicano, il partito più vecchio della Turchia.

Queste sono probabilmente le elezioni più importanti nella storia moderna della Turchia e per questo motivo vedono la partecipazione di folle così ampie. Sentimenti forti, voglia di libertà, voglia di cambiare, di migliorare. Voglia di una Turchia economicamente forte. Anche l'economia ha subito grossi colpi. Gürsel Tekin, un politico di origine curda che è stato segretario generale del Chp, dice «siamo molto preoccupati per la lira turca, perché la lira turca è meno pregiata della leva (la moneta bulgara, ndr). Ciò è accaduto a causa della politica del governo sulle valute. Ma la Turchia è un grande Paese e il Chp supererà questa situazione. La Turchia supererà tutte le situazioni negative e diventerà parte dell'Unione Europea». Tekin è il braccio destro di Muhrrahem Ince, il principale sfidante di Erdogan alle elezioni presidenziali di oggi.

I cambiamenti che la Turchia dovrà affrontare dipendono molto da queste elezioni. Se vincesse subito Erdogan, senza andare al ballottaggio, si andrebbe inevitabilmente incontro a una situazione presidenziale e autoritaria. Se Ince andasse al ballottaggio con Erdogan, ci sarebbe uno spiraglio. Tekin, che parla per il suo partito, dice che la situazione migliorerebbe e «i comportamenti autoritari di Erdogan e le sue proibizioni, naturalmente influiscono sulla democrazia e la libertà. Se le persone che vivono in Turchia, che sono preoccupate per il loro futuro, si metteranno insieme, Erdogan potrà perdere». È le persone scendono in piazza perché «in realtà, la Turchia è un paese moderno» e «questo si può vedere. Quando la gente moderna sente pressioni e proibizioni, diventa più forte».

Ma le persone scendono in piazza anche perché vogliono che cessi lo stato di emergenza. Per il partito di Inge, lo stato di emergenza è una delle cose da eliminare, addirittura già 48 ore dopo. Questo porta nuova speranza e fiducia nel futuro. Se Erdogan dovesse perdere o andare al ballottaggio, perderà la sua autorità. Tekin dice che «alla fine la decisione è in mano alle persone e Erdogan deve accettarlo». Ma la cosa che preoccupa un po' tutti e che si spera cambierà, è la situazione in cui si trovano tutte le persone deposte dopo il tentato colpo di stato: generali, accademici, delegati. Tutti loro troveranno la libertà se Ince salisse al potere ed è per questo che la corsa a queste elezioni è serrata e sentita. Vedremo.

Anche la questione religiosa è importante.

Perché le persone, oggi, sventolavano bandiere con il viso di Mustafa Kemal, leader laico che ha cambiato le cose e reso la Turchia meno dipendente dalla religione.

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