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L'America divisa su Trump Donald: «Prometto giustizia»

Manifestazioni in diverse città contro il presidente Scontri a Seattle. Il tycoon: «I razzisti saranno puniti»

Non si placa la bufera sul presidente americano Donald Trump per la sua reazione troppo blanda ai fatti di Charlottesville, in Virginia, dove sabato il ventenne James Alex Fields Jr. ha scagliato la sua macchina contro gli oppositori alla manifestazione dei nazionalisti bianchi uccidendo una donna. Subito dopo gli scontri, Trump si è limitato a condannare la «violenza da più parti», senza fare nessun riferimento esplicito ai gruppi di estrema destra, e ha atteso 48 ore per tornare sulla vicenda. Rientrato per alcune ore dal New Jersey alla Casa Bianca, prima di fare tappa a New York, il presidente ha detto che l'attacco di Charlottesville è stato «orribile»: il Dipartimento di Giustizia ha aperto un'indagine e «sarà fatta giustizia». «Il razzismo è il male, non ha alcun posto in America», e coloro che causano violenza in suo nome sono «criminali e banditi», compresi i suprematisti bianchi, Ku Klux Klan e neo-nazisti, ha sottolineato, definendoli ripugnanti. Poi ha condannato «tutti i gruppi di odio» e denunciato la «violenza in nome dell'intolleranza». «In tempi come questi gli Stati Uniti hanno sempre mostrato il loro vero carattere, rispondendo all'odio con l'amore, alle divisioni con l'unità», ha proseguito.

Parole molto dure quelle del Commander in Chief, giudicate da più parti tardive, pur se il suo entourage lo ha sin da subito difeso. Intanto il ministro della giustizia Jeff Sessions, con cui The Donald si è incontrato ieri mattina a Pennsylvania Avenue insieme al nuovo direttore dell'Fbi Chris Wray, ha definito l'attacco «terrorismo domestico». Ha poi assicurato che il dipartimento di Giustizia assumerà «azioni dure» per proteggere gli americani dal razzismo e che i responsabili di quello che è «inequivocabilmente un inaccettabile attacco diabolico» verranno incriminati. Tuttavia, dopo le critiche bipartisan mosse al presidente dai democratici e anche da alcuni senatori repubblicani, anche la Corporate America lo ha attaccato. A partire dall'amministratore delegato del colosso farmaceutico Merck, Kenneth Frazier, che ieri ha lasciato il consiglio dei leader manifatturieri della Casa Bianca, in segno di protesta alla (prima) risposta «soft» del tycoon agli scontri. «Dobbiamo respingere l'odio e l'intolleranza. Come Ceo di Merk e come una personale questione di coscienza, sento la responsabilità di schierarmi contro l'intolleranza e l'stremismo», ha affermato Frazier, afroamericano. Parole a cui Trump ha reagito con prontezza su Twitter: «Ora che Ken Frazier di Merk si è dimesso dal consiglio per la manifattura avrà più tempo per ridurre i prezzi dei medicinali, che sono un furto», ha sottolineato.

Il ventenne alla guida dell'auto che ha ucciso la donna, nel frattempo, è comparso in tribunale a Charlottesville, e i giudici hanno deciso di non concedergli il rilascio su cauzione. E negli Usa rimane alta la tensione: a Seattle ci sono stati scontri fra manifestanti pro e contro Trump impegnati in una marcia della «solidarietà contro l'odio», costringendo la polizia ad intervenire con spray al peperoncino. Mentre diverse persone sono state arrestate a New York nel corso di una evento di sostegno per la città della Virginia a Union Square.

Nel mirino è finita anche la polizia per come ha gestito la situazione: «Gli agenti stavano lì e guardavano, senza fare nulla», hanno denunciato alcuni testimoni, precisando che quando finalmente le forze dell'ordine sono intervenute era tardi.

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