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L'ansia dei ministri: ecco chi sparisce e chi resta

Boschi, Madia e Delrio nelle mani di Matteo. Orlando pensa alla segreteria Pd. Giannini out

L'ansia dei ministri: ecco chi sparisce e chi resta

Roma - A Palazzo Chigi, il dopo Renzi è già cominciato. La vittoria del No ha inaugurato lo scontro tra lealisti e falchi all'interno dell'esecutivo. Ufficialmente, fino alle 23 del 4 dicembre 2016, erano tutti renziani. L'esito del voto referendario ha riaperto i giochi. Nel Pd, con la minoranza che spinge per scacciare Renzi dalla guida del partito. Al governo, creando una spaccatura tra chi in queste ore seguirà Matteo Renzi fino alla morte politica e chi, invece, è pronto a cominciare un nuovo corso. Tre i ministri che non hanno alcuna intenzione di mollare Renzi, seguendolo fino alla fine: Maria Elena Boschi, madrina della riforma costituzionale, bocciata dal referendum, Marianna Madia, ministro della Funzione Pubblica e Graziano Delrio, ministro delle Infrastrutture. I tre componenti dell'esecutivo formavano con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con la delega all'Editoria, Luca Lotti, il giglio magico del premier. C'è poi il ministro della Pubblica Istruzione Stefania Giannini, una renziana ibrida: la titolare del dicastero alla Pubblica Istruzione aveva sposato pienamente la causa dell'ex sindaco di Firenze tentando (senza risultati) di approdare nel giglio magico. Per un giglio magico che va, ne è pronto un altro: sono tre i ministri che nei mille giorni del governo Renzi hanno conservato una autonomia all'interno dell'esecutivo e che sono pronti a salutare Matteo Renzi: Andrea Orlando, ministro della Giustizia, Dario Franceschini, ministro dei Beni Culturali e Maurizio Martina, ministro dell'Agricoltura. Non hanno mai fatto parte del cerchio ristretto di fede renziana, anzi ne hanno formato un altro all'interno del governo. Orlando, Franceschini e Martina, che sono anche tre esponenti del Pd, stanno giocando una doppia partita: nel partito e nell'esecutivo. Il ministro Orlando è uno dei leader della corrente democratica dei Giovani Turchi: la minoranza Pd vorrebbe puntare su Orlando per spodestare, al prossimo congresso, Renzi e il giglio magico dalla guida del partito. La seconda partita si gioca a Roma, a Palazzo Chigi dove Dario Franceschini potrebbe rappresentare il dopo Renzi. Sul nome del ministro dei Beni Culturali c'è già il via libera di Ncd, della minoranza Pd e dei Giovani Turchi, guidati da Orlando e Orfini. Lo scontro tra lealisti e falchi coinvolge anche i ministri dei partiti alleati. In casa Area Popolare (Ncd-Udc), Beatrice Lorenzin, ministro della Salute, sarebbe l'unica disposta a seguire Renzi.

Posizione diversa per i ministri dell'Interno, Angelino Alfano, Enrico Costa, Affari Regionali e Gianluca Galletti, ministro dell'Ambiente, pronti a salutare Renzi per un nuovo governo.

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