L'appunto

Il fronte del Nord, nuovo laboratorio politico nazionale

Non c'è dubbio che oggi l'asse tra Lombardia, Veneto e Liguria stia diventando qualcosa di più organizzato

Il fronte del Nord, nuovo laboratorio politico nazionale

Se in principio è stato un sodalizio casuale, non c'è dubbio che oggi l'asse tra Lombardia, Veneto e Liguria stia diventando qualcosa di più organizzato. Una sorta di fronte del Nord d a cui provare a rilanciare il centrodestra del futuro. Partendo dal territorio invece che dal Palazzo e cercando di iniziare a rodare un nuovo equilibrio tra Forza Italia e Lega. La prima rappresentata dal neogovernatore ligure Giovanni Toti, la seconda forte del lombardo Roberto Maroni e del veneto Luca Zaia. Tre regioni che valgono ben 16 milioni di italiani.

Così, se a inizio giugno l'alleanza sulla questione immigrazione era arrivata quasi per caso con i tre governatori a contestare il sistema delle quote e a promettere che non avrebbero più accettato nuovi ingressi, la fronda di giovedì scorso è stata invece concordata e coordinata. I tre hanno infatti deciso di presentarsi alla Conferenza Stato-Regioni e dire no ai 2,35 miliardi di tagli alla Sanità voluti dalla Legge di stabilità. Un fronte «compatto» e «senza crepe» lo definisce uno Zaia convinto che l'intesa strategica tra Lombardia, Veneto e Liguria «diventerà un problema per il governo».

In effetti, le tre regioni in questione hanno tutte le carte in regola per mettere in difficoltà Matteo Renzi. Non tanto per il peso specifico in termini di abitanti, quanto perché da sole valgono quasi un terzo del Pil del Paese. Si tratta, insomma, di un fronte pesante, soprattutto se a muoversi sono i tre governatori insieme e su iniziative che riguardano direttamente il territorio. Vista anche l'estrema fragilità delle opposizioni in Parlamento, potrebbe davvero essere questa la via maestra per fare la fronda al governo. Alla Camera, infatti, la maggioranza viaggia a vele spiegate, mentre al Senato - dove i numeri sono decisamente più risicati - non è comunque un problema reclutare senatori per così dire responsabili (pronti, cioè, a salvare l'esecutivo pur di prolungare legislatura e stipendio).

Il fronte del Nord, dunque, può diventare il nuovo laboratorio del centrodestra. E gli incontri congiunti che si preparano ad organizzare i gruppi parlamentari di Forza Italia e Lega per lavorare ad un programma comune sembrano confermare l'intenzione di provare a fare sul serio. Si vedrà di qui a qualche mese. Anche se adesso che i rapporti di forza tra i due partiti sono decisamente cambiati rispetto a qualche anno fa, un'alleanza strategica difficilmente può prescindere da una leadership che sia frutto di una consultazione della base elettorale.

Che si tratti di primarie, di convention degli eletti o di altro ancora.

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