Politica

L'arcivescovo di Caracas: «Serve un deciso cambio di rotta»

Serena Sartini

Panama Il cardinale venezuelano Baltazar Porras, arcivescovo di Mérida e amministratore apostolico di Caracas, si trova a Panama per seguire la visita di Papa Francesco nel Paese centramericano. Ma il pensiero va al Venezuela e alla crisi in atto, dove Guaidò si è autoproclamato presidente provocando uno scontro internazionale. Stati Uniti e Canada lo hanno già riconosciuto come presidente legittimo, mentre Russia e Cina sono a fianco di Maduro. Il porporato venezuelano, da sempre critico verso il governo di Maduro, ha chiesto un cambio di rotta. Solo così si potrà avere la pace.

Eminenza, cosa sta succedendo in Venezuela?

«La situazione è molto difficile. Ricevo ogni istante notizie molto confuse e preoccupanti dai vescovi e dalla Caritas. Preghiamo soprattutto perché la violenza e l'odio terminino e i responsabili del governo rispettino la vita dei venezuelani».

Lei ha invitato i sacerdoti a scendere in piazza e a manifestare pacificamente contro il governo Maduro.

«Quello che ho detto, ai vescovi e ai sacerdoti, è di essere vicini alla gente. Il popolo ha bisogno di aiuto, di consolazione, di preghiere. La sofferenza è molta. Noi non siamo a favore o contro un governo o l'altro. La nostra non è una posizione politica, ma indichiamo la strada dell'accompagnamento e del sostegno alla popolazione. La situazione è davvero molto difficile. Solo un cambio radicale, un cambio di marcia, una inversione di rotta, possono portare la pace e la concordia e un futuro migliore per tutto il popolo venezuelano».

Quale è la posizione della Chiesa venezuelana?

«Noi come Chiesa non siamo chiamati a riconoscere un governo, l'uno o l'altro. Chiediamo solamente che si rispetti la costituzione, come ripetiamo da tempo. E quello che è incostituzionale non può essere sostenuto perché ha portato maggiore povertà, maggior violenza, e più difficoltà per tutta la popolazione venezuelana».

Chiedete a Maduro di fare un passo indietro?

«L'illegittimità non è costituzionale ma è qualcosa di morale, è una illegittimità morale. Ciò che viene chiesto a un governo è di realizzare il massimo per il benessere e la concordia per la popolazione.

E finora, i risultati sono stati altri».

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