Politica

L'asse lepenista già in crisi È gelo tra Salvini e Meloni

Il leader del Carroccio si smarca dalla candidata di Fdi che non sfonda nei sondaggi. Ma smentisce una intesa con la Raggi: «Soltanto fantasie»

No, nemmeno il lunedì è andato meglio della domenica. I due enfant prodige del centrodestra che guarda al modello Le Pen, Matteo Salvini e Giorgia Meloni, continuano a mostrare scarso feeling. Troppo clamoroso l'endorsement di domenica scorsa del leader leghista a Virginia Raggi del M5S in caso di ballottaggio col piddino Giachetti a Roma. Ancora ieri Salvini ha inviato attestazioni di stima all'amica Giorgia, ma senza troppa convinzione, segno di una certa freddezza.

«Qualcuno si sta chiedendo se abbia fatto accordi sottobanco con il Movimento 5 Stelle per Roma? Sono fantasie pure, ho detto che al ballottaggio voterei Raggi perché, anche nell'ultimo paesino d'Italia, non voterei per Renzi nemmeno sotto tortura», ha dichiarato ieri Salvini precisando che «a Milano come a Roma al ballottaggio ci siamo noi con Parisi e Meloni». Frasi di circostanza che fanno il paio con il «non ci sono problemi, è stata montata una tempesta dal nulla» dell'alleata.

Eppure solo due settimane fa il numero uno del Carroccio era ben più battagliero quando si trattava di corsa al Campidoglio, sfidando persino il Cavaliere. «Marchini prenderà la metà dei voti rispetto a Meloni e al ballottaggio andranno Meloni e Raggi», ebbe a dire. Domenica, invece, ha fatto riferimento a M5S che pesca anche nel bacino elettorale di Fdi. Troppo furbo Salvini per incorrere in questi errori. Forse perché Roma per la Lega è un gioco a perdere. E un po' perché vale la pena di puntare anche sul tavolo del centrodestra unito.

Al Carroccio, è risaputo, Marchini non dispiaceva, ma - una volta scartata quest'opzione e anche la carta Bertolaso - la Lega ha scelto l'appoggio a Meloni, che precedentemente aveva rifiutato l'incarico unitario. Il ripensamento, secondo quanto si mormora in Transatlantico, è dovuto soprattutto a interessi di partito: dietro le insegne dell'ex Mister Protezione Civile, Fratelli d'Italia avrebbe riportato un risultato modesto in termini di voti proprio nella roccaforte della Capitale.

Il problema è che ora i sondaggi sono meno benevoli. Se Virginia Raggi è saldamente in testa, i vari Marchini, Giachetti e Meloni sono praticamente alla pari. Anche se ieri sera Emg per il TgLa7 indicava Giorgia più avanti su Marchini e sconfitta in maniera più onorevole in caso di ballottaggio. Proprio la fondatrice di Fratelli d'Italia, però, ha più difficoltà ad allargare il proprio consenso. Il terzo posto non sarebbe un piazzamento onorevole per la romana Meloni. La quarta piazza, invece, sarebbe una pietra tombale sulle velleità politiche di leadership a livello nazionale vista la débâcle «casalinga» dopo che avrebbe potuto rappresentare l'intero schieramento.

È chiaro che una netta sconfitta di Meloni trascinerebbe Salvini nel gorgo delle polemiche e ne ridimensionerebbe l'appeal. Paradossalmente, però, sarebbe molto peggio per il capo della Lega se Meloni passasse al secondo turno. Il motivo è presto detto: sarebbe l'unico a non aver corso il rischio della candidatura in prima persona.

Il ruolo di capolista della Lega alle comunali milanesi, infatti, è solo una pura e semplice testimonianza.

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