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L'attentatore di Parigi aveva un arsenale e porto d'armi

Adam Dzaziri aveva giurato fedeltà all'Isis. Si esercitava al poligono anche da schedato

L'attentatore di Parigi aveva un arsenale e porto d'armi

Aveva giurato fedeltà all'Isis e aveva a bordo novemila munizioni, un kalashnikov e due pistole - oltre alla già nota bombola del gas - Adam Dzaziri, l'uomo di 31 anni che lunedì ha travolto con la sua auto un furgone della Gendarmerie francese sugli Champs-Elysees, nel cuore di Parigi. La polizia ha trovato anche un altro arsenale nell'abitazione del terrorista nella banlieue parigina di Plessis-Pâté (fucili, munizioni e materiali per costruire una bomba) e ha proceduto all'arresto di quattro suoi familiari: il padre, il fratello, la moglie e il cognato. Quest'ultimo era il destinatario della lettera con cui Adam Dzaziri - che era figlio di padre tunisino e di madre polacca - aveva fatto dichiarazione giurata di fedeltà al «califfo» al-Baghdadi.

Ma la novità che più colpisce, e che conferma l'esistenza di un grave problema nella gestione dei sospettati di terrorismo islamico in Francia e altrove, è che non solo Dzaziri era noto ai servizi segreti - che lo avevano schedato con la ormai famosa fiche S che identifica gli elementi radicalizzati potenzialmente pericolosi - ma che nonostante questo nello scorso febbraio gli era stato incredibilmente rinnovato il porto d'armi per uso sportivo: tanto che l'uomo si esercitava regolarmente in un club di tiro a segno. Questo perché il terrorista che ha cercato di fare una strage di poliziotti nella capitale aveva richiesto il documento prima di essere schedato, quando lavorava come sorvegliante, e non aveva mai commesso reati in Francia. Tanto bastava.

Il premier Edouard Philippe ha espresso «insoddisfazione» di fronte a una simile evidente contraddizione, ma le polemiche politiche già divampano.

Non sono apparse convincenti le dichiarazioni di Mohamed Dzaziri, padre del terrorista, secondo il quale il figlio «sparava per sport» e aveva i documenti in regola. L'uomo aveva detto ai giornalisti di Le Parisien che non era a conoscenza dei piani di suo figlio, ma è emerso che Adam Dzaziri aveva compiuto diversi viaggi in Turchia (giustificati con una presunta attività commerciale) e che le autorità tunisine lo avevano segnalato per le sue sospette frequentazioni di ambienti salafiti dopo aver spiccato invano nel 2014 un mandato di arresto contro di lui per attività terroristiche.

E mentre continuano le indagini sull'attacco degli Champs-Elysees, le ultime mosse per la formazione del nuovo governo francese completano con qualche ritocco la squadra che sarà guidata da Edouard Philippe. La ministra della Difesa Sylvie Goulard ha dato le dimissioni in quanto coinvolta nelle indagini sugli assistenti parlamentari che riguardano il suo partito Modem, il movimento centrista che si è alleato con «La République en marche» del presidente Macron. Una scelta ispirata dallo stesso Macron, che intende sottolineare la sua volontà di moralizzare la politica francese. Peraltro, l'annunciata apertura di un'inchiesta preliminare su come fu organizzata una trasferta di Emmanuel Macron, allora ministro dell'Economia, a Las Vegas nel gennaio 2016 potrebbe provocare qualche grattacapo al presidente, che pure non è coinvolto direttamente in questa vicenda.

Prosegue anche la battaglia interna nel Front National, che ieri ha tenuto una riunione al vertice nella sede di Nanterre per rilanciare il partito. Il battagliero Jean-Marie Le Pen, padre della leader Marine, ha cercato di presentarsi ma è stato tenuto fuori con tanto di catena alla porta d'ingresso.

All'88enne Jean-Marie non è rimasto che denunciare ai giornalisti l'incredibile accaduto.

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