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"L'Austerity ha ucciso mio marito. Juncker si è pentito? Le sue scuse arrivano tardi"

Giuseppe Campaniello si era dato fuoco, a Bologna, nel marzo del 2012. Aveva avuto difficoltà a pagare i suoi debiti con il fisco e non aveva retto. La moglie ha raccontato la sua storia e sul presidente della Commissione europea dice: "Le sue scuse? Arrivano tardi"

"L'Austerity ha ucciso mio marito. Juncker si è pentito? Le sue scuse arrivano tardi"

Su alcuni fogli A4 aveva lasciato un messaggio: "Io ho sempre pagato le tasse, per quanto ho potuto. Vi chiedo scusa. Non chiedete nulla a mia moglie, lei non ha colpe". Si era tolto la vita il 28 marzo 2012, scegliendo di darsi fuoco davanti alla Commissione tributaria di Bologna, perché aveva debiti con il fisco. A Equitalia doveva restituire 60mila euro che, dopo tre anni di interessi, more e sanzioni, erano diventati 200mila. Il carico era diventato troppo pesante e così aveva deciso che l'unica soluzione fosse quella protesta, che gli costò alcuni giorni di agonia.

La storia di Giuseppe Campaniello, che nella vita faceva l'artigiano edile, oggi, la racconta la moglie, Tiziana Marrone che, in un'intervista a La Verità, racconta ciò che lei stessa ha definito, in questi anni, un'odissea. E che per lei prosegue anche se il marito non c'è più.

La moglie: "Mi ha sempre protetto"

A distanza di quasi sette anni dal suicidio del marito, la donna ha raccontato di non essersi mai resa conto dei tormenti che affliggevano Campaniello: "Non ho mai saputo nulla. Mi ha nascosto qualsiasi problema economico, continuavamo a condurre una vita normale, mediamente dignitosa. Mi ha tenuto all'oscuro anche di un'ulcera che, all'ultimo, aveva minato la sua salute. Mentre esauriva le energie, ordinava agli avvocati di tacere con me. Conservo ancora gli scontrini: nel giorno del mio compleanno, alle 18.16, ha acquistato 30 litri di benzina. Quattro giorni dopo si è dato fuoco in piazza". Oggi, in quel luogo, c'è una targa che lo ricorda. Rimase sette giorni in coma, con ustioni sul 95% del corpo. "Quando l'ho visto la prima volta in reparto ho dovuto distogliere lo sguardo", continua la donna, "Era completamente fasciato, come una mummia".

Il debito con lo Stato

I debiti erano arrivati a causa di alcune spese familiari. "Ho poi scoperto che non riusciva a far quadrare tutto. Ovviamente questo non è rilevante per lo Stato e va bene così. Ma un evasore è un delinquente e mio marito non era né l'uno né l'altro", specifica la moglie. Che aggiunge: "Sono la prima a dire che lo Stato ha il diritto di riscuotere i tributi, ci mancherebbe. Quello che però ripeto da ormai sei anni è che l'amministrazione ha il dovere di fare uno sforzo per comprendere le storie delle persone. Ha il dovere di evitare l'accanimento cieco. E ha il dovere di distinguere le persone oneste dai delinquenti. Essere forti con i deboli è fin troppo facile".

La vicenda della moglie

Nei giorni successivi alla morte di Campaniello il messaggio di Equitalia alla moglie: "Mi venne subito comunicato che il debito di mio marito me lo sarei accollato io. Sono andata a conferire nei loro uffici. Avevano difficoltà a guardarmi negli occhi. Si limitavano a dire: è la legge. Se la legge non cambia, così stanno le cose, facciamo solo il nostro lavoro, dissero. Se si accetta l'eredità, si accettano anche i debiti, sanzioni a parte".

La via giudiziaria

La donna scelse di fare causa allo Stato e vinse in primo grado, ma venne avanzato un ricorso nell'ultimo giorno utile: "In appello, purtroppo, la sentenza è stata ribaltata. Ora sono in attesa della Cassazione. Pare che saranno necessari anni per chiudere la storia. E quei 60mila euro mi riempiono ancora la testa di pensieri. Di Giuseppe sto ereditando anche l'angoscia". Scrisse anche ai politici e al Papa ma, a detta della moglie dell'imprenditore, i suoi appelli rimasero inascoltati: "L'allora direttore di Equitalia, Attilio Befera, promise pubblicamente di interessarsi di persona alla mia situazione. Mai visto". Trovò conforto nella madre, negli amici, in qualche sconosciuto e nel suo avvocato, Caterina Caterino.

La "Marcia delle vedove"

La morte di Campaniello fu una delle tante e si costituì un gruppo chiamato la "Marcia delle vedove". Madri, mogli, figlie di persone che avevano scelto di uccidersi in circostanze molto simili a quella di Campaniello. "Ci siamo sorrette a vicenda", ha spiegato la moglie. Che ha poi aggiunto: "Con il tempo, certe regole ottuse nell'esazione dei tributi si sono ammorbidite e mi piace pensare d'aver dato un contributo".

"Lo Stato coniughi legalità e umanità"

La moglie dell'imprenditore ha spiegato come la intimorisca, oggi, "l'incapacità dello Stato di coniugare la legalità con l'umanità". E ha preso come esempio la vicenda di Rigopiano: "Un padre multato per aver portato un fiore sul posto in cui è morto il figlio. Quattromila euro di contravvenzione, mentre attendiamo ancora che i responsabili di quella tragedia paghino per le loro colpe". E se potesse incontrare Matteo Salvini e Luigi Di Maio racconterebbe loro la sua storia: "Conosco persone perbene alle prese con cartelle esattoriali di milioni. Quanti di questi riceveranno il reddito di cittadinanza? Quanti di questi, con quei soldi, dovranno scegliere se pagare il debito o fare la spesa per i figli?".

"Le scuse di Juncker? Arrivano tardi"

Tiziana Marrone ha commentato anche "le scuse" di Jean-Claude Juncker: "Guardi, ho letto quella frase. Non mi intendo di politica internazionale e immagino che, dietro questa crisi, ci siano diversi responsabili. Per quello che ho vissuto sulla mia pelle, quelle scuse im sembrano tardive. L'impressione è che quelle politiche restrittive abbiano consegnato alla sofferenza migliaia di lavoratori".

E ha concluso: "Forse a uscirne rinvigorite sono state soltanto certe banche".

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