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L'autonomia va in freezer "Forse dopo le Europee"

Conte: «Ci vorranno mesi». Zaia: «Una sconfitta» E il ministro Stefani ammette: «L'intesa non c'è»

L'autonomia va in freezer "Forse dopo le Europee"

«Per l'autonomia ci vorranno mesi». Il premier Giuseppe Conte gela le aspettative delle regioni che scalpitano per un varo tempestivo dell'autonomia differenziata con il Veneto in testa. E infatti di fronte alla prospettiva che il varo della riforma slitti a dopo le europee il presidente, Luca Zaia, parla di una sconfitta per tutti e il governatore della Lombardia Attilio Fontana insiste per «tempi brevi» e respinge qualsiasi ipotesi di «accordi al ribasso». Ma quello dell'autonomia è un altro dossier esplosivo per la maggioranza giallo-verde che si aggiunge tra gli altri a quello della Tav e che costa al vicepremier leghista, Matteo Salvini, per la seconda volta l'accusa da parte di Matteo Renzi di aver barattato la sua salvezza sul caso Diciotti con la resa sulle iniziative invise a M5s . «Ipotesi squallida», dice Salvini. La doccia fredda di Conte è arrivata ieri quando, durante il question time al Senato, rispondendo ad una domanda sull'autonomia ha fatto chiaramente intendere che i tempi non saranno brevi. L'autonomia ha detto Conte è un «passaggio molto significativo che ci occuperà nei prossimi giorni, settimane, mesi». Il premier ha spiegato che «l'esecutivo sta completando un'intensa e complessa attività istruttoria e di negoziazione, propedeutica alla redazione di un testo condiviso con le Regioni richiedenti». Tradotto: sta prendendo tempo, molto tempo. Conte ha aggiunto anche rassicurazioni rispetto al rischio di un'Italia a diverse velocità, con un nord sempre più ricco e produttivo ed un sud fermo al palo. Insomma «il rafforzamento dell'autonomia regionale» non minerà «la salvaguardia della solidarietà e coesione nazionali». Il trasferimento dei finanziamenti dello stato alle regioni «avverrà in base al costo storico, cioè verrà individuato quanto lo stato spende sul territorio della regione interessata per la specifica materia da trasferire. La determinazione del costo sarà individuata da un'apposita Commissione paritetica Stato- Regioni» e «le risorse finanziarie allocate dallo stato nelle altre regioni rimarranno invariate». Con questa prospettiva allora ci si chiede in che cosa esattamente consista l'autonomia differenziata. Una parziale risposta è arrivata dal ministro per gli Affari regionali, Erika Stefani, che durante l'audizione in commissione bicamerale per il federalismo fiscale ha affermato che «i testi ancora non ci sono perché l'intesa ancora non c'è». Dunque non solo «i nodi da sciogliere sono numerosi» ma, ha chiarito la Stefani, manca proprio «un accordo su molti capitoli: dall'ambientale alla sanità, dai beni culturali all'istruzione alle infrastrutture». Ovvero al momento non c'è niente e qualsiasi testo passerà il vaglio del Parlamento. Il ministro incontrerà a Roma il prossimo 7 marzo il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, per avviare la trattativa. Comunque la Stefani ha rassicurato le regioni: «L'autonomia è nel contratto, non si torna indietro e non ci sarà spazio per le strumentalizzazioni».

Una frenata che non sarà certamente gradita al governatore del Veneto. «L'autonomia non è la secessione dei ricchi», ha scritto Zaia in una lettera aperta rivolta ai cittadini del sud.

Ma intanto due sere fa l'Assemblea regionale siciliana ha approvato un ordine del giorno che tra l'altro impegna la Giunta a chiedere al governo nazionale di sospendere le trattative con Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, «finché non siano definiti i livelli essenziali delle prestazioni che riguardano i diritti civili e sociali da garantire sul territorio nazionale».

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