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L'autonomia va veloce: c'è il tavolo col governo. "Si parte il 9 novembre"

Maroni e Zaia: "Vogliamo le 23 competenze". Faraone (Pd): via lo statuto speciale in Sicilia

Roberto Maroni
Roberto Maroni

Con 5 milioni di voti dalla loro parte, i due governatori Maroni e Zaia si sono messi in moto per portare a casa il risultato espresso dai referendum. Ora l'iter prevede che i due consigli regionali votino il pacchetto di richieste da presentare al governo (un documento nel caso della Lombardia, un disegno di legge regionale invece per il Veneto), e diano quindi mandato ai governatori per trattare con Palazzo Chigi la cessione delle 23 competenze oggetto della consultazione, stravinta dal sì. Il lavoro sta procedendo rapidamente, a ritmi lombardo-veneti, e finora con una discreta apertura da parte del governo («Sono disposto a fare passi avanti» ha detto Gentiloni). C'è già una data per l'inizio della trattativa a Roma: il 9 novembre. Ne parla Roberto Maroni, dopo un colloquio col sottosegretario Gianclaudio Bressa. «Mi ha detto che il governo era disponibile ad aspettare che Lombardia e Veneto concludano le loro procedure prima di partire con l'Emilia ponendomi però come termine la settimana che inizia il 6 di novembre» spiega il governatore lombardo, che ha già segnato sul calendario l'approvazione della risoluzione in consiglio per il 7 novembre, così che «nei tre giorni successivi si potrebbe insediare a Roma il tavolo con tutte le Regioni interessate. Do per scontato che Lombardia e Veneto stiano insieme dopo l'Emilia-Romagna», l'altra regione che - senza passare da un referendum, ma mettendosi in scia al successo di Lombardia e Veneto - chiede di aumentare i poteri regionali. Zaia promette serietà e rispetto della Costituzione, purchè nessuno la scambi per arrendevolezza, «perché chiediamo tutto quello che ci è consentito: la competenza esclusiva su 23 diverse materie, le risorse per gestirle, e la specificazione dettagliata delle competenze» scrive il governatore veneto su Facebook. «L'obiettivo finale è quello di arrivare alla stessa situazione del Trentino Alto Adige, anche se di fatto e non di diritto. Non indietreggerò di un millimetro». Anche per la Lombardia la strada maestra sarà quella di trattare per trasferire a Milano tutte le competenze previste dall'art. 116 della Costituzione, «poi nella trattativa si vedrà quali trattare, c'è chi dice magari di metterle in ordine di rilevanza: a me sta bene» dice Maroni, che smentisce ogni dissidio con Zaia sulla richiesta dell'autonomia speciale fatta dal collega veneto («ha fatto una cosa che era legittimato a fare, mentre io voglio introdurre le regioni speciali»). Argomenti che verranno affrontati nel consiglio federale della Lega, domani, per calibrare la strategia tra autonomismo e sovranismo nazionalista.

Il successo dei referendum lombardo-veneti ha anche il merito di riaprire la discussione sull'utilità dei privilegi autonomistici per chi non li ha (con Beppe Grillo che si scopre federalista: «La democrazia viene col decentramento») e per chi già li ha ma li usa nel modo peggiore, come la Regione Sicilia. L'idea arriva proprio dal Pd, dato ai minimi storici sull'isola che va al voto tra una settimana. Il sottosegretario Davide Faraone, palermitano e renziano doc, vuole proporre anche lui un referendum in Sicilia, ma per abolire lo statuto speciale. «È un paravento che produce guasti enormi in Sicilia. Per colpa dello Statuto tutte le riforme nazionali, o non sono state recepite o sono state applicate con i piedi. Una barzelletta. L'unico referendum che avrebbe successo qui sarebbe quello per abolire l'autonomia e il parlamento siciliano con tutte le sue ridicole liturgie».

Parola di renziano palermitano.

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