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Dal lavoro nero alla legge di Stabilità i tweet di Boeri ora imbarazzano Renzi

Per mesi il neo presidente dell'Inps ha riversato in rete le critiche all'esecutivo, attaccando anche Palazzo Chigi

Dal lavoro nero alla legge di Stabilità i tweet di Boeri ora imbarazzano Renzi

Roma - Ha smesso ufficialmente di twittare il 17 dicembre, una settimana prima della sua nomina. E l'ultimo mini post non è esattamente quello che ti aspetti da chi sta per andare al vertice dell'istituto che, tra le altre cose, fa ispezioni contro il lavoro nero. «Negli ultimi 5 anni un terzo degli immigrati irregolari ha perso il lavoro. E c'è chi continua a dire che rubano il lavoro agli italiani....», ha twittato Tito Boeri, nominato presidente dell'Inps nel consiglio dei ministri della Vigilia. Magari, come gli ha fatto osservare più di un follower , hanno perso il lavoro proprio perché l'Istituto di via Ciro il grande ha mandato gli ispettori, oppure perché i datori hanno timore ad assumere in nero. Poi è un bene che i rapporti di lavoro sommerso finiscano, perché «tecnicamente un irregolare il lavoro non dovrebbe averlo», obietta ad esempio Marino Tomà.

I tweet, ancora più degli articoli su lavoce.info , danno un'immagine per nulla scontata dell'economista bocconiano, riformista ma di sinistra, che approderà al vertice della previdenza italiana. C'è l'attesa per i decreti attuativi del Jobs Act («Approvata la legge delega sul lavoro. Adesso ci sono condizioni per una buona e vera riforma del mercato del lavoro. Vedremo decreti attuativi»), ma non c'è il seguito, cioè un giudizio sul testo approvato il 24 dicembre. Ci sono toni poco governativi sull'Europa, quasi brunettiani, nel senso che sembrano ricalcare le tesi del capogruppo di Forza Italia alla Camera Renato Brunetta. «Il mega piano di investimenti pubblici di Juncker è di 13 miliardi rispetto ai 300 promessi il giorno dell'investitura e ai 600 necessari».

Ma anche valutazioni totalmente politiche e poco lusinghiere nei confronti del governo. «Come si fa a dire che crollo partecipazione al voto è problema secondario? Regioni sono fondamentali nel nostro ordinamento!», ha scritto Boeri il 24 novembre. Una critica diretta al premier Matteo Renzi, che lo ha nominato esattamente un mese dopo. Forse senza leggere il post nel quale l'economista lo accusa di sottovalutare il crollo della partecipazione all'ultimo voto locale.

Pollice verso per la legge di Stabilità (ma questo lo ha scritto anche su lavoce.info ). Fin dal principio. «Per la credibilità di questa manovra è importante che Cottarelli si esprima sui 15 miliardi da spending review», è il tweet del 16 ottobre. «Troppe approssimazioni in questa legge di Stabilità. Rischiano di pregiudicare trattativa con Bruxelles. Basta improvvisazioni!», scriveva il 22 ottobre. Una settimana più tardi: «Il patent box della legge Stabilità è modo discrezionale per dare soldi a imprese. È questa la nuova politica industriale del governo Renzi?».

Altri post imprudenti, con il senno del poi, sono quelli dedicati al ministro del Lavoro Giuliano Poletti. Sulle percentuali degli occupati: («Intollerabile che ministero Lavoro manipoli dati comunicazioni obbligatorie per smentire dati Istat», scriveva il 29 novembre). Poi, molto prima, il 12 ottobre: «Poletti: “se andiamo avanti cosi scompaiono i contratti a tempo indeterminato”. Non pensa che sia anche colpa del suo decreto?». Parole che oggi suonano strane, se si pensa che a fare il nome del presidente dell'Inps è, di prassi, proprio il responsabile del dicastero occupato dall'ex presidente di Legacoop. Se l'economista è sopravvissuto a una delle regole base dei social network (non criticare mai un potenziale datore di lavoro) è perché la decisione finale di metterlo a capo dell'organizzazione più ricca e potente del Paese, è tutta da ascrivere al premier. Molto politica.

Il profilo Twitter di Boeri è pieno di no alle idee renziane. Alcuni di dettaglio, come «Perché far pagare canone Tv con bolletta elettrica dovrebbe ridurre evasione? A chi riscuote non importa nulla del canone Rai!», «Dieci ragioni per non fare l'operazione Tfr in busta paga». Altri di base, come «Cottarelli ha ragione. Si stanno aumentando le spese. Altro che creare le condizioni per ridurre le tasse sul lavoro!». Ma i toni nei giorni più recenti si attenuano.

I giudizi di Boeri nei confronti del governo ricalcano l'atteggiamento verso l'esecutivo del gruppo editoriale Espresso-Repubblica di Carlo De Benedetti. Prima lontani, ora molto vicini. La sua nomina è una conferma del dialogo tra due mondi all'apparenza inconciliabili: il riformismo vecchio stampo scalfariano e la nuova sinistra popolare, rifondata dall'ex sindaco di Firenze.

Oggi alleati, per il più tradizionale dei motivi: interessi in comune.

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