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Il leader Ap perde anche la faccia: aveva promesso stabilità al premier

Gentiloni voleva le dimissioni immediate di Costa ma Alfano gli garantì che non avrebbe lasciato

Il leader Ap perde anche la faccia: aveva promesso stabilità al premier

Roma - Un passo a destra e uno a sinistra. Però il gioco dell'oca di Angelino Alfano porta ancora verso il centro, dove il ministro degli Esteri rischia di rimanere sempre più solo. La strategia, dopo la fuga dell'ormai ex titolare degli Affari regionali Enrico Costa, pronto ad aprire un nuovo cantiere centrista che guardi a un'alleanza con Forza Italia, è annunciata in una nota diffusa ieri: «Noi vogliamo costruire un'area autonoma, una forza indipendente da destra e da sinistra». Alfano si affretta a smentire ogni incontro con Berlusconi: «L'ho incontrato l'ultima volta ai funerali di Kohl, ma non abbiamo parlato di politica», non sono fondati i rumors su un possibile riavvicinamento col leader di Fi, giurano gli ormai pochi uomini rimasti vicini al capo della Farnesina. Che però martedì in un'intervista a La Stampa preannunciava una virata a destra a partire dallo ius soli, spiegando: «La collaborazione con il Pd si è ormai conclusa. Abbiamo solo un parente comune, di nome Gentiloni, ma non c'è più alcun legame».

E proprio durante il faccia a faccia con il premier, martedì a Palazzo Chigi, Alfano - davanti a un Gentiloni che auspicava chiarezza e nel caso un passo indietro di Costa per uscire dal malinteso di un ministro che non vuole votare la fiducia - avrebbe invece garantito sulla permanenza di Costa nel governo: al massimo si dimetterà a settembre, quando sarà riproposto lo ius soli al Senato, ma non ora. L'addio invece è arrivato ieri - proprio come auspicato dal premier - con tanti saluti alle rassicurazioni di Angelino. E con Gentiloni che assume l'interim. Ma la reazione pubblica del leader di Ap racconta un'altra storia: «Si tratta di dimissioni inevitabili e tardive, credevo lo facesse già un paio di giorni fa». Aggiunge Alfano: «Noi abbiamo idee, forza e coraggio per fare qualcosa di grande. Comprendiamo che chi non ce la fa faccia scelte diverse, ma noi andiamo avanti per la nostra strada senza metterci in fila da nessuna parte».

Intanto la situazione all'interno del vasto fronte centrista è magmatica. I vari Quagliariello, Parisi, Tosi, Fitto, Cesa si organizzano immaginando il Ppe italiano e un ponte con Forza Italia. Mentre il partito di Alfano è pronto a esplodere da un momento all'altro. C'è chi, come ad esempio il ministro della Salute Beatrice Lorenzin e Fabrizio Cicchitto, è tentato dal proseguire l'avventura con il centrosinistra, magari non confluendo direttamente nelle liste del Partito Democratico. Non è dello stesso avviso una nutrita pattuglia di parlamentari, tra cui Maurizio Lupi, i quali continuano a ripetere a oltranza: «Noi siamo alternativi al Pd e alla sinistra, adesso sosteniamo il governo, ma alle elezioni ognuno andrà per la propria strada». E ora proprio Costa potrebbe rappresentare un valido pontiere per il dialogo con Berlusconi.

In attesa che Alfano decida se svoltare a destra oppure a sinistra.

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