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Lega nel mirino dei pm Ora vogliono pignorare i fondi delle sedi locali

La Procura chiede un anno e 10 mesi per Bossi. Sequestrati anche i conti delle sezioni

Lega nel mirino dei pm Ora vogliono pignorare i fondi delle sedi locali

Nessuna tregua. Anzi. Un assedio e mazzate contro la Lega da parte della procura generale di Genova che accelera l'inseguimento ai soldi del Carroccio. In aula, al processo d'appello per la truffa da 49 milioni di euro compiuta nell'era di Umberto Bossi, l'accusa spara un siluro dopo l'altro. Il primo: il sostituto procuratore generale Enrico Zucca sottolinea la «titubanza», la chiama così, dei giudici di primo grado che avevano disposto la confisca di tutti i soldi disponibili nelle casse del partito fino al momento del provvedimento giudiziario, ma non di quelli futuri. Per Zucca questa prudenza è fuori luogo: dalle casse devono saltare fuori i 49 milioni mancanti e poiché siamo a quota 3 milioni la caccia si annuncia ancora lunga.

Salvini aveva protestato perché le colpe di Bossi e del suo entourage, a cominciare dal tesoriere Francesco Belsito, non dovrebbero ricadere su di lui; invece in questo modo si azzera l'attività, quasi la vita di un movimento che, secondo gli ultimi sondaggi, è la prima forza politica del Paese. Una ferita, un vulnus per la democrazia.

Alla procura generale questi discorsi non interessano. E la requisitoria va avanti come un treno, colpendo con inusuale durezza la nuova Lega.

Zucca chiede dunque la confisca dei beni della Lega per 49 milioni e insiste, altro dettaglio non secondario, nel perseguire anche i proventi dei reati che fra il primo e il secondo grado si sono prescritti. Insomma, tutti i temi posti sotto i riflettori da Salvini, quando aveva detto di voler parlare della democrazia sotto schiaffo al presidente Mattarella, sono spazzati via.

Le polemiche, e le richieste della Lega, vengono semplicemente ignorate dai magistrati genovesi che non fanno un centesimo di sconto al partito verde e ignorano completamente la circostanza politicamente più suggestiva: oggi la Lega ha cambiato faccia e pelle, non è più un partito arroccato nel profondo Nord e ha messo radici ovunque, il vecchio Senatùr è stato emarginato dalla nuova leadership e all'ultimo raduno sul sacro pratone di Pontida, qualche settimana fa, non è stato nemmeno avvistato.

Per Zucca invece la Lega è sempre la stessa del periodo sotto esame, quello che va dal 2008 al 2010, e porta con se il peso del peccato originale che non può essere cancellato. Anzi: «Qui era il caos totale, ma non un caos primordiale, creativo, bensì un caos deliberatamente organizzato per poter consentire quel che poi è successo».

La falce della prescrizione costringe Zucca a ridimensionare le richieste sul pallottoliere delle pene: 1 anno e 10 mesi per Bossi, condannato in primo grado a 2 anni e 6 mesi, 2 anni per i revisori Diego Sanavio e Antonio Turci. 1 anno e 3 mesi per Stefano Aldovisi. Per Belsito, che in primo grado aveva incassato la condanna record a 4 anni e 10 mesi, ci si ferma per capire se la Lega versione Salvini presenterà querela per il reato di appropriazione indebita, come impone la nuova norma.

Ma qui più che le condanne conta la ricerca spasmodica del malloppo. E un altro colpo di scena, un ceffone per la Lega, arriva in un procedimento collegato davanti al tribunale del riesame.

Il procuratore aggiunto Vittorio Ranieri Miniati e il sostituto Paola Calleri sostengono che c'è continuità non solo fra passato e presente ma pure fra la Federazione centrale e le sue diramazioni locali, le «nazioni». Dunque, sequestri e confische possono travolgere anche le sedi locali del partito, trasformando la caccia al bottino che non si trova in un vero e proprio rastrellamento.

Una posizione che il Riesame sposa, dando il via libera al sequestro di 16mila euro sui conti della Lega Toscana.

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