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La legge anti fake news nasce già morta: "Così è pericolosa"

Il governo boccia la bozza Pd che copia la Germania. Giacomelli: "Serve una norma Ue"

La legge anti fake news nasce già morta: "Così è pericolosa"

Roma - Il «modello tedesco», almeno nella lotta alle «fake news» e alla propaganda politica fondata sui falsi diffusi viralmente in rete, non piace al governo italiano. In Senato è depositata una proposta di legge Pd che guarda a quanto è stato fatto a Berlino: rimozione rapida dei testi ritenuti (su denuncia di chi si senta colpito o diffamato) «manifestamente illeciti» e multe salate per i social network che non eseguono. Ma non è questa la strada che sta seguendo l'esecutivo, che da tempo lavora per trovare un accordo tra istituzioni europee come la Commissione e le grandi piattaforme del web come Facebook o Google, per arrivare ad un «codice di autoregolamentazione» sovranazionale «basato su due cardini: trasparenza e credibilità», come spiega il viceministro alle Comunicazioni Antonello Giacomelli. «Non siamo convinti dell'impostazione tedesca - dice - perché fa scattare la rimozione dei post su iniziativa di parte e a prescindere dalla valutazione di un giudice terzo: un crinale pericoloso». Troppo alto rischio di intaccare la libertà di informazione. Invece, spiega, è «più utile chiedere alle piattaforme di rendere noti i soggetti che promuovono campagne a pagamento sui social, in modo che gli utenti possano conoscerli», nonché «lavorare sulla credibilità di chi diffonde le notizie: una sorta di certificazione che permetta di sapere se quella testata è registrata e chi ne è il responsabile: così non si attacca la libertà di espressione, ma si consente agli utenti di distinguere un sito vero da uno farlocco». Giacomelli assicura che c'è un «dialogo positivo» con alcune delle principali piattaforme, e la consapevolezza che una legge nazionale serva a poco: «Il Parlamento è ovviamente sovrano, ma per avere efficacia una normativa su questa materia deve essere condivisa almeno da tutta l'Ue».

Ieri Repubblica annunciava in prima pagina la «legge anti fake news», sulla base del testo presentato dal Pd al Senato, come via maestra. Ma il terreno è scivolosissimo, e lo sa bene anche Matteo Renzi, che infatti domenica alla Leopolda ha messo in chiaro che non ci sono né il tempo né le condizioni per varare quella legge ad hoc ora: «Vi immaginate cosa direbbero i nostri avversari se approvassimo un provvedimento su questo in piena campagna elettorale?». La «legge tedesca», quindi, non ci sarà. Ma il problema resta, è grande come una casa e può investire proprio la prossima campagna elettorale, inquinando i messaggi che arriveranno ai cittadini. I segnali già ci sono: il Dipartimento di Stato americano ha avvertito l'Italia del pericolo di un'offensiva propagandistica russa, che già si è vista all'opera nelle elezioni Usa, nel referendum Brexit, in Francia e in Catalogna. Il dossier pubblicato dal New York Times racconta di uno strano intreccio tra i siti che propagano notizie allarmistiche spesso infondate e che fanno capo ad ambienti politici precisi: i 5 Stelle e la Lega di Salvini. «Di Maio propone di far intervenire l'Osce, i Caschi blu e la Croce rossa.

Ma già che c'è dica qualcosa anche alla Casaleggio, che fa circolare in rete un sacco di schifezze - tuona Renzi - e Salvini, che vuole fare patti dal notaio con Berlusconi, prenda piuttosto l'impegno a chiarire come mai i movimenti che lo sostengono sono in relazione con i grillini».

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