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La legge Severino va cambiata Intesa bipartisan da Fi al Pd

Il caso Minzolini ha riaperto il dibattito, contrari solo Lega e M5s. Sui magistrati in Parlamento è in arrivo una stretta

La legge Severino va cambiata Intesa bipartisan da Fi al Pd

Il piccolo terremoto politico del «caso Minzolini» spariglia le carte e costringe i giocatori a rimettersi al tavolo per una nuova partita. Non soltanto l'iter del nuovo disegno di legge che disciplina la discesa in campo delle toghe ha subìto l'altro giorno un significativo passo in avanti e già domani torna ad essere discusso in aula. Anche la tanto contestata legge Severino potrebbe tornare presto al centro del lavoro dei legislatori. Sono in molti, infatti, dopo il caso Minzolini, a chiederne la revisione. La riforma di questa norma potrebbe essere anche parte di un implicito accordo pre-elettorale, come suggeriscono alcuni retroscena proposti ieri dalla stampa. Chiara e netta la posizione di Forza Italia che da sempre si batte per la revisione di una legge che nel nostro Parlamento ha fatto due sole vittime (Berlusconi e Galan). «Aspettiamo ora con ansia la sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo - ha detto Renato Brunetta ai microfoni di Radio Radicale - chiamata a risolvere una volta per tutte anche l'infamia dell'applicazione della legge Severino a un solo soggetto politico». E l'apertura di dialogo avverrebbe con le parti più sensate e ragionevoli dei due schieramenti (almeno secondo i «retroscenisti»). Lasciando per una volta fuori dal confronto le ali estreme. Dentro il centrosinistra sono molti gli interlocutori validi. Rimarrà fuori, quindi, Salvini. E sicuramente non saranno della partita i grillini. Questi ultimi, però, potrebbero essere costretti - per essere coerenti con quanto esternato all'indomani del voto del Senato su Minzolini - a votare una riforma della legge. Vito Crimi e Paola Taverna, infatti, ne hanno detto peste e corna. Se non altro perché quella legge offre troppe discrezionalità e ciò che è valido per Minzolini - suggeriscono le parole della Taverna - non lo è per Berlusconi («Oggi Berlusconi ha tutto il diritto di stare in Senato perché la legge Severino non esiste»). Anche il presidente della Giunta delle Elezioni e delle immunità parlamentari Dario Stefàno (gruppo Misto) si spinge fino ad auspicare una modifica della legge Severino («visto che tanti parlamentari l'hanno criticata al momento del voto su Minzolini, perché non si mettono d'impegno a cambiarla?»)

È soprattutto dalla sponda Pd, però, che possono arrivare gli assist necessari per iniziare un iter parlamentare per la riforma della legge in questione. Tra i democratici, infatti, sono in molti a pensare che la Severino faccia acqua da tutte le parti. Luigi Manconi, ad esempio, è stato tra i senatori Pd che ha votato contro la decadenza di Minzolini dallo status di senatore. «Il voto - spiega - non è stato un atto di protervia ma l'adempimento di un preciso dovere istituzionale affidato al Senato». E suggerisce di modificare la legge nella parte in cui affida proprio alla Camera di appartenenza l'eventuale ratifica della decadenza del parlamentare. Meno sfumato il giudizio del governatore della Campania Vincenzo De Luca. L'esponente pd ci va giù pesante definendo la legge Severino «l'ultima legge a favore della casta». Parlando all'assemblea dell'Anci e facendo riferimento proprio al caso Minzolini De Luca ha ricordate che si tratta di «una legge che vale per gli amministratori locali ma non per ministri e parlamentari.

A oggi, d'altronde non si è chiarito il rapporto tra piano penale e piano amministrativo».

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