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La legge sull'autoriciclaggio nelle mani delle toghe rosse

Il cerchio magico del Guardasigilli che sta scrivendo la contestata norma è composto da tre giudici di Md E ha un ruolo davvero centrale il napoletano Melillo

La legge sull'autoriciclaggio nelle mani delle toghe rosse

RomaC'è una triade che, al ministero della Giustizia, lavora da mesi al nuovo reato di autoriciclaggio: il capo di gabinetto Giovanni Melillo, il capo dell'ufficio legislativo Domenico Carcano e il suo vice Giuseppe Santalucia.

Tutti di Magistratura democratica. Tutti impegnati a far passare nella legge gli input della sinistra delle toghe. Anche neutralizzando certe aperture di parte del Pd alle richieste del centrodestra, dentro e fuori dalla maggioranza.

Raccontano a via Arenula che il ministro Andrea Orlando abbia intorno questo cerchio magico, dal quale sono esclusi i magistrati (pochissimi) di altre correnti. I ruoli chiave, già dai tempi della Guardasigilli Annamaria Cancellieri, li hanno tutti occupati le toghe di Area. Molti napoletani e forse non è un caso che Orlando sia stato nel 2011 commissario del Pd sotto il Vesuvio.

Melillo, che viene descritto come il «ministro-ombra» e la vera mente del testo sull'autoriciclaggio come della riforma sulla giustizia civile, era aggiunto alla procura partenopea, già consigliere giuridico del Quirinale ai tempi di Carlo Azeglio Ciampi.

La sua vice, Barbara Fabbrini, è sempre di Area, come il capo del Dipartimento Affari penali, il napoletano Raffaele Piccirillo e come il vice capo dipartimento per gli Affari di giustizia Annamaria Palma Guarnier, moglie dell'ex sottosegretario alla Salute nel governo Monti Elio Cardinale. A capo dell'ispettorato, ruolo delicatissimo, Melillo ha piazzato Elisabetta Cesqui, ex togata di Md al Csm, mentre continua ad essere vacante la poltrona d'oro, dunque ambitissima, del capo del Dipartimento penitenziario. Molti sono convinti che è lì che vorrebbe approdare l'attuale capo di gabinetto. Per Luigi Marini, presidente della corrente di sinistra delle toghe, Orlando ha voluto a luglio l'incarico superpagato a New York di esperto giuridico presso le Nazioni Unite.

Quanto a Carcano, nella sostanza è un abusivo, visto che dopo lunghe polemiche ai tempi della Cancellieri sull'aspettativa ottenuta per aggirare la legge che impone alle toghe di rientrare in ruolo dopo al massimo 10 anni, prima dell'estate ha avuto dal Csm l'ordine di tornare a fare il magistrato, ma non si sa bene per quale proroga eccezionale è rimasto al suo posto.

Il suo vice all'ufficio legislativo, Santalucia, in passato primo dei non eletti al Csm per Md, è un attivista di Area con stretti rapporti con il Pd, in particolare con la presidente della Commissione Giustizia della Camera Donatella Ferranti, già segretario generale del Csm.

Un filo rosso, insomma, lega lo staff del Guardasigilli Orlando che, sotto la guida della Triade, scrive, corregge e riscrive il testo dell'autoriciclaggio che in commissione Finanze della Camera ha subito diverse modifiche, prima di arrivare in Aula. E contrasta le pressioni del viceministro alfaniano Enrico Costa, come quelle esterne di Forza Italia.

Questo ci porta al problema più ampio dei magistrati fuori ruolo al ministero della Giustizia, nei gangli del potere esecutivo che scrive le leggi sulla giustizia stessa. Problema denunciato più volte dagli avvocati, che vedono in questo sistema un collateralismo pericoloso.

Pochi giorni fa, al Congresso forense di Venezia, hanno chiesto ad Orlando che negli uffici di via Arenula entrino finalmente anche gli avvocati.

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