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L'Emilia spende 500mila euro per formarli. I migranti: "Troppe ore in piedi"

Un costo esorbitante per 26 corsi di 10 giorni al quale partecipano solo sei migranti ognuno. La psicologa: "Lamentano le troppe ore in piedi, dicono che hanno sonno e poi scopri che si alzano alle 10 del mattino"

L'Emilia spende 500mila euro per formarli. I migranti: "Troppe ore in piedi"

Un costo esorbitante per neanche 30 corsi finalizzati all'inserimento. Così l'Emilia Romagna investe ben 500mila euro ogni anno per 26 corsi di 50 ore. E solo sei migranti ciascuno. Si tratta del progetto Chance, dedicato in particolare alle donne nigeriane vittime di tratta.

Come riporta La Verità, il progetto è finanziato dal Fondo sociale europeo e dovrebbe servire ad accompagnare le donne migranti al mondo del lavoro. Un obiettivo, però, che sembra essere molto lontano dalla realtà. Secondo una psicologa che segue il progetto, infatti, i corsi serviverebbe ben poco a un concreto inserimento lavorativo. E dire che si tratta di una bella cifra.

Le vittime di tratta, secondo quanto stabilito dall'Oim (Organizzazione internazionale per le migrazioni) hanno diritto a una protezione speciale. Nel dettaglio, le donne migranti avranno accesso a vitto, alloggio, assistenza sanitaria e, inoltre, potranno svolgere attività di formazione e sviluppo delle competenze. È quindi in quest'ottica che rientra il progetto Chance. "Si è poi pensato di offrire, accanto alle prime conoscenze della lingua italiana, anche un approccio al mondo del lavoro con corsi e qualche tirocinio sul nostro territorio. Piccolissimi passi verso l' inclusione lavorativa", spiega sempre a La Verità Giacomo Sarti, capo progetti welfare del Consorzio europeo per la formazione e l' aggiornamento dei lavoratori (Cefal), con sede a Bologna e che da cinque anni si occupa del programma Chance in Emilia Romagna. "Le ragazze - aggiunge - ci vengono segnalate per i corsi dai Comuni, che offrono loro accoglienza nelle strutture sul territorio".

Non è affatto convinta del progetto, però, una psicologa che da tre anni segue le ragazze nigeriane nel programma. "Nessuna cattiveria - precisa al quotidiano la professionista che preferisce mantenere l'anonimato -solo la consapevolezza che servono ben poco alle ragazze. Hanno poca voglia di impegnarsi, passiamo il tempo a spiegare che devono vestirsi di più e truccarsi di meno, che devono sforzarsi di imparare l' italiano. Non le scegliamo noi, i Comuni dicono che sono pronte, in realtà non lo sono né come padronanza della lingua, né come stato d' animo. Partono da zero. Dovrebbero andare a scuola almeno un' ora in più".

I corsi spaziano dalla ristorazione alla sartoria e prevedono alla fine un tirocinio di due mesi. "Parliamo di 26 corsi, ciascuno con 6 partecipanti", aggiunge ancora Sarti. La Regione, quindi, spende più di 19mila euro per un corso di una decina di giorni e un tirocinio di due mesi durante il quale le ragazze nigeriane ricevono un' indennità mensile di 200 euro se fanno il part time, 450 euro se lavorano a tempo pieno. Il totale sono ben 500mila euro l'anno che arrivano dal Fondo sociale europeo.

E come vivono le nigeriane il tanto atteso tirocinio di due mesi? "Lamentano le troppe ore in piedi, dicono che hanno sonno e poi scopri che si alzano alle 10 del mattino.Mi dicono: "Qui si fa fatica, dicevano che era molto più facile". Conoscono solo la parola diritti, di essere ospitate e aiutate. L' aborto, purtroppo, è la loro unica forma di contraccezione. Trovano stancante muoversi sugli autobus, con biglietti gratuiti, per raggiungere il luogo del tirocinio. Sei ore di lavoro le sfiancano", spiega ancora la psicologa. E conclude: "Prima di mandarle a seguire un progetto formativo andrebbe spiegato loro che il lavoro richiede impegno e serietà.

In questo modo si tolgono opportunità ad altre categorie svantaggiate che aspettano con ansia di poter entrare nel mondo del lavoro".

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