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L'ennesimo rinvio della Tav per salvare la faccia ai grillini

Conte promette: decisione venerdì. Verso un nuovo voto in Parlamento: M5s pronto al no (tanto vinceranno i sì)

L'ennesimo rinvio della Tav per salvare la faccia ai grillini

Babele Tav. I vertici del governo continuano ad ostentare sicurezza garantendo che l'esecutivo non cadrà per le divergenze tra Lega e M5s sulla Torino-Lione. E se questa affermazione resta credibile per l'indubbio attaccamento alla poltrona di premier, vicepremier e ministri nei fatti non soltanto non esiste un accordo ma non si intravvede neppure uno spiraglio per un possibile compromesso visto che ognuno va per la sua strada: Tav per la Lega, NoTav per M5s.

Così si continua a rimandare una decisione che doveva essere presa mesi fa e anche ieri lo strombazzato vertice di maggioranza si è concluso con un nulla di fatto. Non solo. Al termine mentre il premier Giuseppe Conte ha annunciato «una scelta entro venerdì» il vicepremier Matteo Salvini ha chiarito che aspetta una «decisione finale domani», ovvero oggi stesso.

Conte come al solito ha fatto da pompiere. «Siamo nel percorso finale ci aggiorneremo domani sera (oggi per chi legge ndr) e andremo a oltranza con i tecnici per sviscerare l'analisi costi-benefici». Insomma la solita melina anche sui bandi che dovrebbero essere indetti dalla società francese Telt entro l'11 marzo. «Contiamo di decidere entro lunedì», ha promesso Conte.

Per prendere tempo l'opinione pubblica è stata inondata di informazioni sull'analisi costi-benefici: cifre e ragionamenti su costi reali e costi presunti, sanzioni in caso di rinuncia confronti tra i vantaggi per l'ambiente e gli svantaggi per la popolazione locale.

Ma il nodo che non si riesce a sciogliere è esclusivamente politico ed almeno su questo punto al vertice di ieri si sono trovati tutti d'accordo. In teoria tocca a Conte sciogliere la matassa per uscire dall'impasse e accontentare sia Luigi Di Maio sia Salvini. E allora la soluzione dovrebbe essere quella di far comunque partire i bandi, incassare così i finanziamenti europei e intanto scavalcare le elezioni di maggio. Poi si potrebbe procedere ad una revisione dell'opera cercando di ridimensionare l'impatto per venire incontro agli alleati grillini. Ma anche così il rischio per M5s è altissimo perchè i No Tav sono pronti a saltare alla giugulare del ministro Danilo Toninelli e di tutti i Cinquestelle nel caso partissero i bandi visto che in campagna elettorale la promessa era lo stop immediato.

Insomma per Conte la matassa da sbrogliare è davvero complicata ed è qui che potrebbe entrare in gioco il Parlamento. Il via libera al Tav è frutto di un accordo con Francia ed Europa approvato dalle Camere e dunque per bloccarlo eventualmente si dovrebbe andare di nuovo a chiedere un voto in Parlamento. A quel punto i Cinquestelle potrebbero «salvare la faccia» davanti ai loro elettori votando no con la certezza che il progetto avrebbe il via libera visto che tutti gli altri Lega, Forza Italia, Pd e Fdi sono favorevoli.

E infatti mentre il grillino Stefano Buffagni, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio non esclude la chiusura dell'esperienza di governo sulla questione Tav - «se bisogna andare a casa perché noi non vogliamo buttare soldi per opere vecchie io non vedo il problema»- suonano in modo diverso le parole di un altro sottosegretario grillino quello all'Economia.

Di fronte all'ipotesi di far cadere il governo sulla Tav Laura Castelli replica «questa logica non ci appartiene» e pur ribadendo il suo no alla Tav si schermisce: «il punto politico si chiuderà entro venerdì, la decisione spetta al governo ed al ministro competente».

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