Politica

L'eredità della tartaruga George Nel suo Dna i segreti dell'età

Era l'ultimo esemplare di una rarissima specie. Ma il suo genoma aiuta a spiegare la longevità delle tartarughe

Sara Mauri

Si dice che la saggezza arrivi con l'età, che gli anni regalino esperienza. Lonesome George, il «solitario George», ha vissuto 102 anni ed è stato l'ultimo esemplare di Chelnoidis abingdonii, una rarissima tartaruga. George è nato nel 1910 e per moltissimo tempo è stato l'unico baluardo di un'intera specie. Di esperienza ne ha fatta parecchia. Specialmente i suoi geni. Questa specie è stata ritenuta estinta per molti anni, fino al 1972, quando fu scoperto questo animale unico e solitario su una delle più piccole isole delle Galapagos.

Amatissimo da ambientalisti e turisti, George ha avuto una vita simbolo e per l'isola di Pinta era una vera icona. Nonostante i tentativi di accoppiarlo con femmine di specie diverse non si è riusciti a fargli donare al mondo dei successori. Purtroppo è morto nel 2012 e queste tartarughe giganti si sono estinte per sempre. Ma a quanto pare, la sua morte ci ha regalato un'insolita eredità. Dopo la sua dipartita è stata fatta un'autopsia per accertarne le cause, ma il decesso è risultato naturale. Prima della sua morte sono stati prelevati dei campioni di Dna. Lonesome George o George el solitario, così come lo chiamano gli abitanti delle Galapagos, non è morto invano. La sua morte, pur essendo una sconfitta, rivela indizi che possono aiutare a studiare la longevità. Un team di scienziati spagnoli e americani dell'Università di Yale e dell'Università di Oviedo ha sequenziato il suo genoma. A dicembre 2018, i ricercatori hanno presentato la ricerca sul genoma di questa tartaruga su Nature Ecology and Evolution. Alla fine questa tartaruga gigante ha vissuto per più di un secolo: i suoi geni portano scritti i segreti di un robusto sistema immunitario, di un'efficace riparazione del Dna e di efficiente resistenza al cancro.

Le tartarughe giganti hanno aiutato ad elaborare la teoria dell'evoluzione. Basti dire che Charles Darwin aveva visitato queste isole con un brigantino lungo 27 metri e mezzo: la Hms Beagle. Proprio sulle isole Galapagos Darwin aveva raccolto molti dati che avrebbe poi utilizzato per scrivere la sua opera più importante e famosa, data alle stampe e pubblicata nel 1859: L'origine della specie. Le tartarughe giganti sono tra gli animali vertebrati più longevi. L'analisi delle caratteristiche del genoma di Lonesome George e della tartaruga di Aldabra delle Seychelles e il confronto con le caratteristiche dei geni di specie correlate, oltre a aiutare gli sforzi per il ripristino delle popolazioni di altre specie di tartarughe giganti, ha portato gli scienziati a suggerire strategie evolutive legate all'incremento della durata della vita e a comprendere meglio i determinanti genomici dell'invecchiamento. Le tartarughe vivono a lungo, resistono alle infezioni e al cancro. I segreti che possono rivelare sono tanti, anche perché condividono con gli esseri umani gran parte del loro Dna. La dottoressa Aldagisa Caccone dell'università di Yale ha studiato per molti anni queste tartarughe e insieme a Carlos Lopez-Otin, biologo molecolare, che ha studiato per anni le correlazioni tra cancro e età, ha sequenziato il genoma di Lonesome George, comparandolo con genomi delle tartarughe, di mammiferi, rettili, uccelli, pesci cercando le discrepanze. Hanno trovato diverse varianti nei genomi delle tartarughe che potenzialmente influenzano sei dei nove segni distintivi dell'invecchiamento. I dati indicano anche che le tartarughe giganti delle Galapagos e di Aldabra condividessero un comune antenato, vissuto circa 40 milioni di anni fa.

Perdiamo sempre qualcosa quando una specie scompare dalla Terra; ma adesso, la tartaruga gigante che ha vissuto sulla minuscola isola Pinta nelle Galapagos, nel Pacifico, può rivelarci i segreti per vivere più a lungo.

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