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L'esercito si ribella a Salvini sui porti chiusi ai terroristi

Il ministro emana una terza direttiva anti-sbarchi I militari: non rispondiamo a lui. E Di Maio attacca

L'esercito si ribella a Salvini sui porti chiusi ai terroristi

F ronte del porto. È alta tensione tra il Viminale e la Difesa sulla direttiva Salvini che punta a sigillare i porti italiani e a controllare le frontiere, una circolare vissuta dai militari come una sorta di sconfinamento.

Il leader della Lega fin dalla mattinata non si sottrae dalle sue responsabilità e prerogative. «Non voglio far arrivare i terroristi islamici sul barcone in Italia, non ci penso neanche. Fortunatamente la competenza sull'indicare il porto di sbarco è mia, mi assumo onori e oneri del fatto di essere ministro dell'Interno». Salvini firma, così, una terza direttiva, ritagliata sulla nave Mare Jonio, la nave della Ong italiana Mediterranea. Una circolare che getta i presupposti affinché le acque territoriali possano essere chiuse anche a navi italiane. Un intervento figlio anche di una richiesta del governo francese che ha invitato l'Italia a prorogare la chiusura delle frontiere per altri sei mesi per evitare, riferiscono fonti del Viminale, che centinaia di terroristi islamici arrivino in Italia approfittando del caos libico. «Ci sono 500 terroristi detenuti nelle carceri libiche, non vorremmo che arrivassero via mare», spiega Salvini dopo aver incontrato il numero due di Tripoli, Maitig.

Lo scontro con i Cinquestelle resta, però, alto. La direttiva, infatti, viene giudicata sostanzialmente inefficace dall'altro vicepremier, Luigi Di Maio. «Se veramente abbiamo il problema di 800mila migranti in Italia, di certo non li fermi con una direttiva che nessuno ha mai ascoltato» obietta Di Maio. «Se vogliamo aiutare l'Italia molliamo quei Paesi (che non accolgono i migranti), invece di allearci con essi», come fa Salvini, «da Orban in giù». Si sparge anche la voce che la convocazione al Quirinale di Giuseppe Conte (che ha lanciato anche lui l'allarme sul rischio di arrivo di foreign fighters) col sia legata a questa vicenda, ma una nota del Quirinale lo smentisce. I segnali, però, non sono univoci. Il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, annuncia che convocherà a breve il Comitato interministeriale per la sicurezza dei trasporti marittimi e dei porti al fine di valutare il possibile innalzamento dei livelli di sicurezza. Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede prova a chiarire la linea di M5S. «Il punto non è chiudo il mio porto ma che di questo problema deve occuparsi l'Europa».

Sulla circolare inviata da Salvini, però, è soprattutto la tensione con i militari a far discutere. La direttiva viene inviata non solo ai vertici delle forze dell'ordine, su cui Salvini ha una diretta competenza, ma anche ai vertici militari, sotto il controllo del ministero della Difesa. E questo fa scattare l'ira dello Stato Maggiore che considera l'iniziativa «una vera e propria ingerenza senza precedenti», uno sconfinamento. «Noi rispondiamo al ministro della Difesa e al Capo dello Stato». Su questo punto, però, in serata il Viminale fa sapere che non c'è stato alcun abuso e sottolinea che all'articolo 12 del testo unico sull'immigrazione è previsto che le navi della Marina Militare «possono essere utilizzate» per «concorrere alle attività di polizia in mare». La stessa legge all'art. 11, attribuisce al ministro dell'Interno la responsabilità di emanare «le misure necessarie per il coordinamento unificato dei controlli sulla frontiera marittima e terrestre italiana». E quando in serata i cronisti gli chiedono dello scontro di poteri, Salvini ribadisce la sua linea. «La Trenta mi accusa di ingerenza sui porti? Mio compito è difendere i confini, combattere terroristi e scafisti.

Io ho il diritto-dovere di decidere in quale porto sbarca tizio o caio: finché sarò io a decidere non c'è nessun porto disponibile per far sbarcare tizio o caio».

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