Cronache

L'esilio adesso è finito. Atterra il primo volo sull'isola di Sant'Elena

La terra dove Napoleone trascorse sei anni di prigionia da oggi ha un suo aeroporto

L'esilio adesso è finito. Atterra il primo volo sull'isola di Sant'Elena

L'esilio è finito. A Sant'Elena, l'isola dove morì Napoleone, oggi pomeriggio atterra in primo volo di linea della sua storia, un Embrear E190 della compagnia sudafricana AirLink partito da Johannesburg con 78 passeggeri a bordo. Per il più remoto territorio d'oltremare di Sua maestà la Regina Elisabetta è una rivoluzione epocale.

Secondo Charles Darwin, che la visitò nel 1836, «Sant'Elena spunta all'improvviso, come un castello dal mare». Ed è così che si doveva presentare ai pochi visitatori che possono dire di aver messo piede su questo scoglio di basalto nero e verde che emerge dalle profondità dell'Atlantico. Come Darwin, tutti arrivavano dal mare. Fino a oggi infatti l'unico collegamento con il resto del mondo Sant'Elena si trova a oltre mille chilometri dalla costa angolana e a oltre duemila da quelle brasiliane è stata la motonave postale RMs St. Helena, per coprire mensilmente la rotta tra Città del Capo, Sant'Elena e il remoto insediamento di Ascension, circa 1.300 chilometri ancora più a Nord. Per arrivare sulla terraferma sono sei giorni di navigazione e la nave a Sant'Elena non attracca neanche: non esiste un porto grande a sufficienza. Prima della RMs Sant'Helena non esisteva nessun collegamento regolare. Paradossalmente era più facile raggiungerla un secolo fa, quando era una tappa obbligata nella rotta, rischiosa, di chi affrontava l'Atlantico andando da Capo di Buona Speranza verso l'America. Fino a oggi il governo di Londra ha dovuto provvedere a una sorta di continuità territoriale per l'isola finanziando ampiamente il collegamento: 25 milioni di sterline l'anno per mantenere vivo il rapporto tra i 4.534 abitanti di Sant'Elena e la madre patria. Per questo nel 2010 ha deciso di finanziare la costruzione di un aeroporto che servisse a spezzare l'isolamento di un territorio colonizzato dalla Compagnia Britannica delle Indie Orientali nel 1659.

I lavori, costati quasi 300 milioni di sterline, sono andati a rilento. Il 3 maggio scorso il primo volo commerciale ha toccato terra e oggi iniziano i voli di linea. E pazienza che la stampa britannica l'abbia ribattezzato «l'aeroporto più inutile del mondo»: i neanche due chilometri di asfalto sono destinati a traghettare Sant'Elena in una nuova era. L'isola è un ammasso di roccia scura, è coperta di foreste di felci e conifere, ma non produce praticamente nulla. Fino agli anni Sessanta vi si coltivava lino, ma oggi l'economia dipende interamente dai generosi aiuti di Londra, che però ha deciso che l'isola deve guadagnare una sua indipendenza economica puntando sul turismo. A oggi gli avventurosi turisti che si cimentano nel lungo viaggio sono stati circa 3mila l'anno. Ma puntano ad attirarne fino a 30mila. Le strutture sono ancora scarse, ora bisogna capire quanti saranno disposti a spendere i quasi 1.5000 euro per un biglietto andata e ritorno dal Sudafrica. Anche perché, oltre alla curiosità di vedere la casa dove Napoleone Buonaparte trascorse sei anni in prigionia e la sua lapide, sull'isola c'è poco da fare. I prezzi sono alti, non ci sono spiagge di sabbia dove prendere il sole, le acque sono agitate e gelide e la natura non è particolarmente ospitale.

E poi c'è la contraddizione di una destinazione che doveva il suo fascino proprio all'essere isolata che adesso diventa accessibile con un comodo, per quanto caro, volo di linea. Con i turisti destinati, forse, a cambiare per sempre gli equilibri della comunità. Altrimenti gli abitanti di Sant'Elena potranno sempre rimpiangere i bei vecchi tempi in cui erano l'isola più remota della terra.

Ripetendo quel che dettò Napoleone nelle sue memorie: «Il mio soggiorno qui è una morte quotidiana». Per quasi due secoli poco era mutato, almeno fino ad oggi

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