Cronaca locale

L'espulsione-lampo non cancella lo scandalo. E la Raggi torna in bilico

Di Maio corre ai ripari, ma nel Movimento c'è imbarazzo. E la sindaca attacca la Lombardi

L'espulsione-lampo non cancella lo scandalo. E la Raggi torna in bilico

«Delusione, un fortissimo dolore umano, dispiacere e rabbia. Ecco cosa ho provato appena saputo dell'arresto di Marcello De Vito. Non posso che esprimere piena fiducia nella magistratura. De Vito si difenderà nelle sedi opportune dalle accuse che gli vengono mosse ma non posso che condividere quanto disposto immediatamente da Luigi Di Maio in qualità di capo politico».

Paola Taverna, vicepresidente del Senato, sintetizza con queste parole gli umori dei Cinquestelle per l'arresto del presidente dell'assemblea capitolina per corruzione nell'ambito della inchiesta della Procura sul nuovo stadio della Roma, «un insulto» nella linea comunicativa varata fin dal primo mattino.

La notizia rimbalza subito nelle aule di Camera e Senato, visto che la giornata dal punto di vista dei lavori parlamentari è intensa e complicata. A Palazzo Madama si discute del caso Diciotti ma gli esponenti pentastellati parlano soprattutto di quello che è successo in mattinata. La preoccupazione è che l'inchiesta possa allargarsi ad altri consiglieri e l'indagine sullo stadio di Roma possa coinvolgere altri big del Movimento. Ma si temono anche gli effetti politici e una fuga di consensi in un momento già difficile sul fronte dei sondaggi con il sorpasso certificato dall'ultimo sondaggio Swg da parte del Pd. Un colpo duro nonostante Marcello De Vito fosse vicino a Roberta Lombardi, esponente di quell'ala ortodossa che non ha risparmiato critiche alla gestione Di Maio.

Proprio quest'ultimo cerca fin dal mattino di cancellare subito l'onta e la colpa decretando l'espulsione di De Vito. «Non lo caccio io, lo caccia la nostra anima, lo cacciano i nostri principi morali, i nostri anticorpi. Quanto emerge in queste ore oltre ad essere grave è vergognoso, moralmente basso e rappresenta un insulto a ognuno di noi», dice. Ed ancora: «È cancellato per sempre. Mi assumo io la responsabilità di questa decisione, come capo politico, e l'ho già comunicata ai probiviri», la reazione istantanea del ministro dello Sviluppo e del Lavoro. I Cinquestelle fanno quadrato attorno a Di Maio. «Chi sbaglia paga ed è giusto che paghi» dice Virginia Raggi. «Questa notizia mi ha assolutamente colto di sorpresa e sono su tutte le furie. Quando si lavora tanto per contrastare la corruzione e ci si mette la faccia, vedere che poi qualcuno che dovrebbe giocare con te gioca contro fa rabbia».

Ma c'è un'eccezione: quella del deputato Davide Galantino che sceglie un approccio di stampo garantista. «Io - premette - sono solidale, innanzitutto, con la famiglia di De Vito». La sconfessione del presidente dell'Assemblea capitolina da parte del Movimento «è stata una cosa brutta» e che «si poteva fare almeno un po' di silenzio». Soprattutto, dice il deputato M5s, «non siamo noi a dover fare un processo, spetta invece alla magistratura accertare le responsabilità».

La prima, dura replica arriva dal presidente della Commissione per le Politiche Ue, Sergio Battelli. «Galantino dovrebbe fare una seria riflessione sul proprio futuro politico». Da lì a poco arriva una nota del Movimento, decisamente tranchant. «Il deputato Galantino può andare nel Pd, anzi lo invitiamo proprio ad andare nel Pd, o in Forza Italia, insomma in qualsiasi altro posto che non sia il Movimento Cinquestelle.

Noi abbiamo il nostro dna che si fonda su un principio molto chiaro: la questione morale».

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