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L'eterno caos della sinistra

Dopo la sconfitta in Sicilia, la leadership di Renzi vacilla e si riapre il nodo alleanze. Franceschini: "Coalizione con la sinistra"

L'eterno caos della sinistra

C'è attesa nel campo di centrosinistra per gli appuntamenti di questa settimana: tra sabato e lunedì, infatti, si riuniranno Campo progressista e Pd, già oggi l'assemblea dei parlamentari e degli eletti. Archiviate le elezioni in Sicilia e registrata la sconfitta di tutte le anime del centrosinistra si rimette mano alle alleanze. I pontieri sono già all'opera per evitare che una divisione porti alla sconfitta anche a livello nazionale. Per questo nel Pd si è deciso di non alzare lo scontro interno e Dario Franceschini ha avanzato un suo lodo: una "alleanza con le forze che ci stanno nel campo del centrosinistra", "ognuno con il proprio simbolo e il proprio leader" senza prefigurare fin da ora il candidato premier in caso di vittoria, visto che il Rosatellum non lo prevede.

Un lodo che sarà valutato nelle prossime ore e nei prossimi giorni: lo stesso Renzi ha ipotizzato che non si indichi il premier fin da ora. Domenica si terrà la convention di Campo progressista e i pontieri si attendono già da quell'appuntamento un segnale di apertura e altrettanto sperano possa venire da Mdp, a maggior ragione dopo l'incontro di ieri di Pietro Grasso con Giuliano Pisapia. Certo, si dovranno posare le polveri dopo gli scontri anche personali degli ultimi giorni, ma il risultato siciliano è sotto gli occhi di tutti e potrebbe avere convinto più d'uno che alimentare le divisioni porta alla sconfitta, tanto più che a fronte si un centrodestra che si sta ricompattando. Lunedì poi si terrà la direzione Pd, il segretario indicherà la sua road map e a quel punto saranno in campo tutti gli elementi per decidere l'assetto preelettorale del centrosinistra.

"Dopo questa sconfitta è impossibile fare finta di nulla. Dobbiamo allargare il centrosinistra", ha dichiarato il Guardasigilli. E la leadership di Renzi sembra vacillare. Una figura capace di unire la coalizione potrebbe essere quella del premier Paolo Gentiloni, ma spunta anche la carta del ministro dell'Interno Marco Minniti insieme a quella già ventilata di Pietro Grasso e rilanciata oggi da Pier Luigi Bersani: "Ha il profilo giusto per la premiership".

Stamattina il capogruppo dem alla Camera Ettore Rosato ha rincarato la dose: "Abbiamo bisogno dell'alleanza più ampia possibile, con un programma concordato. Abbiamo Paolo Gentiloni che oggi è a Palazzo Chigi ed è un nome spendibile. Ce ne sono tanti di nomi spendibili e Renzi lo ha detto chiaramente a Napoli (alla conferenza programmatica, ndr): lavoro per portare il Pd a Palazzo Chigi e non per portare Matteo Renzi".

Il segretario democratico ha fatto sentire la sua voce: "Sono mesi che cercano di mettermi da parte, ma non ci riusciranno nemmeno stavolta". E ancora: "Qualcuno dice che tu devi andartene per sistemare tutti i problemi? Anche questa non è una novità visto che hanno studiato vari modi per dirmelo: le prove false di Consip, la polemiche sulle banche, le accuse sulla mancata crescita, i numeri sbagliati sulle tasse e sul JobsAct. In tutti i casi è bastato dare tempo al tempo e la verità è emersa, o sta emergendo, limpida. Dire che il problema sono io per il voto in Sicilia si colloca nello stesso filone di utilizzare ogni mezzo per togliere di mezzo l'avversario scomodo. Che poi è l'obiettivo di chi è contro di noi. Non a caso Di Maio rinuncia al confronto, non a caso Berlusconi per prima cosa attacca me e il Pd".

Renzi insomma tira dritto e non molla: "Non abbiamo veti verso nessuno, noi. Ma basta litigi.

Se il Pd fa il Pd e smette di litigare al proprio interno possiamo raggiungere, insieme ai nostri compagni di viaggio, la percentuale che abbiamo preso nelle due volte in cui io ho guidato la campagna elettorale: il 40%, raggiunto sia alle Europee che al Referendum".

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