Brexit

Ma per l'Europa dei burocrati rimarrà un segnale che pesa

Questa dell'Unione Europea, ora dietro le nostre spalle, è stata una brutta pagina, destinata a pesare sul futuro

Ma per l'Europa dei burocrati rimarrà un segnale che pesa

Ma questa Europa che è stata oggetto del referendum sulla Brexit appena concluso che cosa è? Il volto che essa ha mostrato, durante la campagna elettorale per il referendum non è fatto per tranquillizzare. Se davvero i paesi che attualmente prevalgono dell'Unione Europea, in particolare nel suo cuore, costituito dall'eurozona, vogliono una Europa unita, perché hanno affermato, tramite il capo della Commissione europea Junker, che chi «è fuori deve rimanere fuori»? Questa affermazione implica che chi non è nell'Unione non può avere con essa rapporti di libero scambio, di collaborazione e di buon vicinato, come quelli che abbiamo con la Svizzera, che vogliamo con l'Ucraina, che cerchiamo di ricostituire con la Russia e che aspiriamo a intrattenere con la Turchia, che pure solo per una piccola parte è su un territorio europea.

Il trattato dell'Unione Europea vigente afferma che essa si ispira ai principi dell'economia di mercato di concorrenza. E così sostiene la Germania, di continuo, con il suo cancelliere Angela Merkel, col ministro dell'economia Wolfgang Schauble, con la corte costituzionale, con la Bundesbank che spesso dà lezioni di economia di mercato ortodossa alla BCE. L'economia mercato di concorrenza, di cui al Trattato dell'Unione Europea dovrebbe favorire il commercio dolce, cioè libero che comporta amicizia, secondo la definizione di Montesquieu. Il che implica che, con un paese noi vicino che sia fuori dall'Unione Europea, dobbiamo esser amici, soprattutto se, come nel caso del Regno Unito, fa parte dì una civiltà comune, con noi sin dall'epoca romana ed è legato a noi da intensi rapporti culturali, oltreché commerciali e finanziari. E che è insieme a noi nella Nato, collabora con noi nella lotta al terrorismo e ha le sue forze speciali impegnate in Libia e nel medio Oriente a difesa dei comuni interessi.

Sembrava che, così, si volesse far propaganda per la Brexit, perché questo modo di ragionare non ha messo in luce il volto del commercio dolce di Montesquieu, ma il volto di una Europa aspra, di una burocrazia di Bruxelles irrigidita che batte il pugno sul tavolo, di una Germania che sembra tornata al nazionalismo, di socialisti francesi e di ex comunisti italiani che si allineano. Di scandinavi che-solitamente loquaci quando si tratta di darci lezioni sulla non distorsione della concorrenza in materia di aiuti di stato, ora hanno taciuto. Gli inglesi, a differenza di altri popoli, non pensano solo al breve termine, ma guardano molto al lungo termine. È vero che nel breve e medio termine la Brexit li danneggia, dal punto di vista economico e finanziario, mentre li aiuta a trattenere ondate migratorie eccessive e, tramite la svalutazione della sterlina, a render competitive certe produzioni domestiche e che con la somma fra i più e i meno è favore del «remain». È però vero che nel lungo termine la Brexit può innescare una riaggregazione monetaria e finanziaria di UK con altri paesi europei che vi si possono associare e con gli USA.

Questa dell'Unione Europea, ora dietro le nostre spalle, è stata una brutta pagina, destinata a pesare sul futuro.

Commenti