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L'Europa risponde no a Trump I jihadisti presi restino in Siria

Gli Usa ci chiedono di riprenderci i prigionieri. Ma Parigi, Londra, Berlino e Roma non hanno tribunali

L'Europa risponde no a Trump I jihadisti presi restino in Siria

E quindi che si fa? Ora che la guerra in Siria ha girato finalmente le spalle ai terroristi e si ammucchiano centinaia di prigionieri ora: che si fa? Trump che non vuole essere certo frainteso, ha immediatamente esortato gli alleati a riprendersi i propri volontari della guerra santa catturati in Siria per processarli e sbatterli in galera. «Altrimenti dovremo liberarli». Eccolo il problema. Chi li rivuole? E per farne cosa? Per metterli dove? Hanno lasciato i loro paesi d'origine, l'Inghilterra, la Germania, la Francia, l'Italia e sono andati a combattere contro l'Occidente, contro di noi. E oggi, che stanno perdendo, qualcuno si dice addirittura pentito. Tra loro le due vedove Sonia Khediri partita da Treviso e Meriem Rehaily di Padova che oggi vorrebbero rientrare. E altri due prigionieri almeno. Ma potrebbero aumentare. Sono circa 138 i combattenti partiti dall'Italia. E l'imbarazzo dei governi di tutta Europa è palese.

Dopo Berlino e Parigi, anche Londra ha accolto con freddezza l'appello del presidente americano a rimpatriare in Europa i foreign fighter dell'Isis catturati. «I combattenti stranieri devono essere assicurati alla giustizia, in accordo con la procedura legale appropriata nella giurisdizione più appropriata», ha detto un portavoce del primo ministro britannico Theresa May. «Ogni volta che ciò è possibile», ha aggiunto, «questo deve accadere nella regione in cui sono stati commessi i crimini». I problemi sono tanti, come osserva Andrea Margelletti presidente del Cesi, Centro studi internazionali, «il problema è che gli americani hanno un sistema giuridico particolare che consente la detenzione extragiudiziaria, basti pensare a Guantanamo; sistema che invece noi europei non abbiamo. Esiste dunque un vero e proprio problema giuridico: su quali basi noi dovremmo prendere, arrestare e detenere i foreign fighters, che non hanno commesso atti di terrorismo in Italia o contro gli italiani?». La Francia, attraverso il ministro della Giustizia Nicole Belloubet, replica che «non risponde ad ingiunzioni» e che per il momento intende seguire la sua attuale politica, di decidere «caso per caso».

Insomma, Parigi rimanda al mittente l'appello e continua con la sua linea: rifiutare di rimpatriare i «foreign fighter» e le loro mogli. Il ministro degli Esteri di Pargi, Jean-Yves Le Drian, li ha definiti «nemici» della nazione, che devono essere processati o in Siria o in Iraq. Secondo fonti diplomatiche e militari, le Forze democratiche siriane guidate dai combattenti curdi detengono 150 cittadini francesi. Parigi sta già provando a rimpatriare i minori, valutando caso per caso. Anche la Germania ha risposto in modo freddo all'appello di Trump. Il ministro degli Esteri ha ammesso che il rimpatrio è «estremamente difficile» perchè servono le garanzie che queste persone «vengano inviate immediatamente in tribunale e che saranno arrestate». Insomma, una strada ancora lunga.

tutta da tracciare.

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