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L'Europa svolta sui migranti: saranno fermati già in Africa

A Parigi passa la linea italiana. Hotspot per valutare chi ha diritto d'asilo e offrirglielo anche sul posto

L'Europa svolta sui migranti: saranno fermati già in Africa

Parlando di immigrazione si è spesso abusato della parola svolta, ma l'impressione è che dopo il vertice di ieri a Parigi l'Italia finalmente non sia più sola a gestire l'emergenza.

Dopo che anche la cancelliera Angela Merkel lo ha ribadito con forza dando per superato il regolamento di Dublino (secondo il quale la domanda di asilo va presentata nel primo paese in cui si arriva, ndr) e riconoscendo il grande lavoro del nostro Paese, l'Unione europea sembra aver recepito che l'accoglienza non può essere una questione interna di Italia e Grecia e che il problema - come già indicato dalle politiche messe in atto dal ministro Marco Minniti che hanno portato ad una drastica riduzione degli sbarchi - va affrontato soprattutto fornendo aiuti concreti ai paesi di provenienza dei migranti, con fondi che consentano alle comunità locali di affrancarsi dai profitti economici del traffico di esseri umani, stabilizzando la situazione delle relazioni tra l'Europa e i paesi africani in crisi da cui partono i disperati e facilitando i ritorni volontari. Per questo l'incontro a quattro di ieri voluto dal presidente Emmanuel Macron con i leader di Italia, Germania e Spagna, al quale ha preso parte anche l'alta rappresentante per la politica estera dell'Unione europea, Federica Mogherini, è stato esteso ai rappresentanti di Libia, Ciad e Niger, paesi gli ultimi due attraverso i quali i migranti dal sud dell'Africa raggiungono le coste libiche. Per la prima volta si è parlato di aiuti concreti, come quello offerto dalla Merkel, che si è detta pronta ad sostenere finanziariamente i paesi africani attraversati dai flussi migratori.

Al termine del vertice il presidente Macron, favorevole al superamento di Dublino, ha parlato di «un piano d'azione a breve termine» che sarà attuato come «risposta efficace al fenomeno intollerabile dei trafficanti di esseri umani che hanno reso un cimitero il deserto e il Mediterraneo e che sono legati al terrorismo». Della possibile equazione immigrazione-terrorismo ha parlato anche il presidente del Ciad, Idriss Deby Itno: «I migranti si aggiungono anche alle fila dei terroristi - ha spiegato - perché spesso sono persone rese fragili dai traumi vissuti nel viaggio verso l'Europa e che pertanto possono più facilmente essere reclutate da Daesh e da Boko Haram. In Europa non arrivano solo migranti, ma anche terroristi.

Da ora in poi i migranti saranno identificati direttamente in Africa, in centri di accoglienza sul modello «hotspot» attraverso una cooperazione che potrà richiedere la presenza militare sul territorio e la collaborazione dell'Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati, che preparerà le liste, evitando così ai migranti economici, che verranno rispediti nei loro paesi, una inutile e pericolosa traversata in mare. Soltanto a chi ha le carte in regola per ottenere lo status di rifugiato sarà concesso l'asilo e non necessariamente in Europa. Da un sistema irregolare di migrazione ad uno basato su regole, dunque. «Sarà un percorso lungo - ha detto il premier Paolo Gentiloni - ma finalmente abbiamo una certa chiarezza nella strategia da portare avanti».

Flussi controllati e sottratti ai trafficanti di vite, dunque, ma «senza rinunciare alla nostra tradizione di accoglienza». E per farlo sarà necessario «contribuire alla stabilità dei paesi di transito».

Tutto ciò si tradurrà in un sostegno sempre più europeo alla guardia costiera libica, alle nuove regole per le Ong e alle comunità locali libiche per rompere il business dei trafficanti», ha spiegato Gentiloni.

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