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L'Europa taglia le previsioni Italia ultima sulla crescita

La Commissione Ue non crede al risanamento: ripresa solo nel 2018. E Padoan al G7 di Bari studia la web tax

L'Europa taglia le previsioni Italia ultima sulla crescita

La Commissione europea non crede al risanamento messo nero su bianco dal governo nel Def. Ieri sono uscite le previsioni di primavera, appuntamento attesissimo dall'Italia perché è una prima parte degli esami sui conti e sulle misure adottate dall'esecutivo. Tra le tante conferme, ad esempio il fatto che siamo il fanalino di coda della crescita europea, qualche sorpresa. Ad esempio il conteggio del deficit. Per quanto riguarda l'anno in corso l'esecutivo di Bruxelles ha previsto il 2,2% del Pil, rispetto al 2,1% del governo italiano. In sostanza ha incorporato quasi completamente la manovra correttiva.

Per il prossimo anno i giochi si complicano. La Commissione prevede che il deficit risalirà al 2,3%. Il governo prevede invece che scenda fino al 1,2%. In sostanza Bruxelles non ha messo a bilancio l'aumento dell'Iva, perché il governo ha più volte sostenuto che sterilizzerà o limiterà gli amenti previsti dalle clausole di salvaguardia. Ma l'Europa ha anche escluso misure alternative sul fronte delle entrate o della spesa. Un segnale di sfiducia, insomma, che il governo ufficiosamente non condivide.

Sul fronte dei conti, le uniche buone notizie dovrebbero riguardare la manovra correttiva da 3,4 miliardi. Il giudizio è atteso per il 16 o 17 maggio e dovrebbe essere positivo. Il commissario agli affari Economici Pierre Moscovici ha aperto all'Italia su una questione ancora aperta sui conti del 2016, cioè il riconoscimento della flessibilità per gli investimenti per lo 0,2% del Pil.

In generale il giudizio sull'economia italiana è pessimo e ci divide dalle altre economie europee. Compresa la Francia che sta recuperando sul fronte dei conti pubblici. La crescita nel 2017 si fermerà allo 0,9%, all'1,1%. Unici di Eurolandia e nell'intera Ue ad avere per quest'anno un Pil sotto il punto percentuale.

Stessa situazione di quando, durante la presentazione delle previsioni d'inverno, Moscovici illustrò una cartina europea dove lo Stivale risaltava per il primato negativo del Pil. Con la differenza che la crescita media della zona euro ora viene rivista al rialzo (+1,7% nel 2017 dal +1,6% del 2016), quella italiana è ferma.

Un po' meglio il prossimo anno. «Nel 2018 - si legge nelle previsioni - la crescita economica italiana dovrebbe accelerare leggermente, all'1,1%, grazie a un rafforzamento delle esportazioni, a un dinamismo sostenuto degli investimenti e a un balzo dei consumi privati, per via anche di un aumento moderato dei salari». Anche se «l'incertezza politica e il lento risanamento del settore bancario rappresentano rischi al ribasso per le prospettive di crescita dell'Italia».

Il tema delle banche è stato al centro del più importante incontro bilaterale del ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan al G7 finanziario iniziato ieri a Bari, quello con Steven Mnuchin, segretario al Tesoro del governo di Donald Trump. Padoan ha rassicurato il suo omologo statunitense sulla tenuta del sistema bancario italiano: dopo anni in cui alcuni nodi sono venuti al pettine, si sta normalizzando.

Uno dei temi del G7 è la web tax, o meglio come applicare le leggi fiscali dei singoli paesi ai colossi digitali. Su questo fronte nessuna novità. Tema evitato accuratamente dai due ministri. Gli Stati Uniti non hanno interesse, se non per convincere le grandi società internet come Google e Facebook a concentrare il più possibile le loro attività in patria. Padoan sta studiando una forma di tassa, sulla scia dell'accordo da 300 milioni con Google.

Dal G7 non verranno aiuti in questo senso.

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