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L'ex di Battisti rivela: "Voleva rifugiarsi in un'ambasciata amica"

Continua la caccia al terrorista. La donna: «È solo vittima di un'ingiustizia. Lasciatelo»

L'ex di Battisti rivela: "Voleva rifugiarsi in un'ambasciata amica"

San Paolo «Cesare voleva rifugiarsi in un'ambasciata amica». È questo il nuovo inquietante tassello che rivela l'ex moglie di Battisti, la 33enne brasiliana Priscila Luana Pereira in una intervista al quotidiano Folha de São Paulo. Tassello che complica ancora più il già non facile caso del terrorista dei Pac, Proletari armati per il comunismo, irreperibile da ottobre e ormai latitante per la giustizia dal 13 dicembre scorso quando il giudice Luiz Fux della Corte suprema brasiliana ne aveva richiesto l'arresto ai fini dell'estradizione in Italia.

Priscila, di professione insegnante, con uno stipendio di appena 1700 reais-l'equivalente di neanche 400 euro-usa l'intervista soprattutto per lamentarsi che proprio da ottobre il suo ex marito non le versa più un soldo di alimenti, a conferma del fatto che Battisti avesse già tagliato la corda all'epoca. E gli alimenti le sono dovuti perché i due, che stavano insieme dal 2012, hanno un figlio che oggi ha 5 anni ma che Battisti ha riconosciuto solo nel 2015 dopo un test del DNA, quando si era ormai risposato con un'altra brasiliana, Joice Passos dos Santos, dalla quale poi si è separato. «Cesare non mi credeva -racconta Priscila- diceva che non era possibile avere un figlio alla sua età». E invece la genetica gli ha rivelato la bella sorpresa. Dopo le due figlie adulte che vivono in Francia questo è, dunque, per lui il terzo figlio. «Quando il bimbo è nato non stavamo già più insieme, io mi ero trasferita vicino alla mia famiglia a Rio Preto, avevo avuto molti contrasti con lui ma ha sempre pagato gli alimenti». Fino appunto ad ottobre. Parliamo di una cifra di 350 reais mensili, circa 80 euro cui si aggiungono, vestiti, scarpe e giocattoli.

«So che vive -continua Priscila- dei diritti d'autore dei suoi libri e del danaro che il fratello dall'Italia gli manda. Ma io adesso non so come tirare avanti». E così l'insegnante di Rio Preto, offre generosa altri dettagli per rendere la sua cronaca succosa con la speranza che magari qualcuno della rete che supporta Battisti risponda alla sua richiesta d'aiuto. «Cesare non è un terrorista rivela- è un uomo pacifico, tranquillo, amoroso, semplice, un super papà. È vittima di un'ingiustizia. Non penso abbia commesso omicidi, non li ha mai confessati (sic). È la situazione politica che adesso non gioca a suo favore. Solo che non può dipendere da essa. Si cambia presidente ed è lui che deve pagare?».

E infatti Battisti ha pensato bene di fare perdere le tracce e Priscila come i suoi avvocati e la cerchia di amici ripete lo stesso ritornello. «Non ho idea di dove sia. L'ho visto l'ultima volta ad ottobre a Cananeia» racconta, per poi aggiungere «non diceva di voler fuggire ma era preoccupato e valutava l'ipotesi di rifugiarsi in un'ambasciata di un paese amico. Ma non ho idea di quale nazione fosse». Se sia davvero rinchiuso in un'ambasciata, magari della Bolivia o, come ha scritto qualche giorno fa il giornalista Cláudio Umberto sul Jornal do Poder, sia protetto a casa di un potente politico del PT, il partito di Lula che quando era presidente il 31 dicembre del 2010 negò all'Italia la sua estradizione, questo è tutto da verificare. Finora le decine di perquisizioni della polizia federale verde-oro sono state un buco dell'acqua. I poliziotti hanno bussato anche a casa di Priscila che per completare la sua cronaca da ex compagna di un fuggitivo rivela la paura del figlio. «Uccideranno papà?» le avrebbe chiesto terrorizzato e lei per tranquillizzarlo: «Papà si è trasferito. Loro lo cercano perché conosce una cosa e vogliono che gliela racconti».

Ovvero 40 anni di storia italiana interpretati ad uso e consumo di un bambino innocente mentre suo padre continua a fuggire dal suo passato criminale.

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