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L'ex pm che rovinò Tortora vince un'altra poltrona

Dopo le dimissioni da assessore a Pompei, Marmo a capo di un ente per la Legalità. Lui si giustifica: lo faccio gratis

L'ex pm che rovinò Tortora vince un'altra poltrona

NapoliL'ex pm del processo Tortora, Diego Marmo, si è dimesso dall'incarico di assessore alla Legalità e alla Sicurezza dei cittadini del Comune di Pompei. Ma l'ex procuratore capo di Torre Annunziata resterà ancora a Pompei. Con grande disinvoltura, infatti, è passato da un incarico all'altro: adesso presiede (a titolo gratuito) l'Osservatorio per la Legalità della città degli Scavi, istituito con una delibera dalla passata amministrazione comunale.

Sulla poltrona di assessore, l'ex magistrato in pensione è rimasto un paio di mesi ma, tra roventi polemiche politiche, uscite anche dall'ambito localistico. La stessa figlia del presentatore tv, Gaia Tortora, espresse parole durissime contro Marmo, uno dei principali accusatori di suo padre.

Il sindaco Ferdinando Uliano, sostenuto da un gruppetto di liste civiche (orientate verso il centrosinistra) lo ha sostituito con un militare, in forza al Comando Nato di Milano, Pietro Orsineri, 30 anni. Il militare nel 2008 ricevette un encomio dal Comune di Pompei per la sua partecipazione a una campagna in Afghanistan. Forse il sindaco Uliano sperava che l'avvicendamento tra Marmo e Orsineri passasse inosservato ma così non è stato. Neppure una spiegazione ufficiale su questo cambio tra il giovane militare e l'ex magistrato. Invece, due mesi prima lo aveva presentato in pompa magna (venti giorni dopo la sua elezione a primo cittadino), come persona «esperta ed equilibrata».

Ma, incalzato dalle polemiche sul caso Tortora, Marmo, 31 anni dopo il processo a Enzo Tortora si era scusato nelle scorse settimane con i familiari del presentatore, sostenendo di avere «agito in buona fede». Scuse, però, rispedite al mittente da Gaia Tortora, a mezzo Facebook . «È tardi. È troppo tardi. Sono trascorsi 30 anni. Se avesse ammesso di aver sbagliato prima non avrebbe ottenuto le sue promozioni», scrive la figlia di Tortora, giornalista del TgLa7 .

Troppo tardi per cancellare quell'arringa di Marmo, datata 26 aprile 1985. «Tortora è stato eletto con i voti della camorra. Più si cercavano prove della sua innocenza e più venivano fuori importanti prove della sua colpevolezza».

Il popolare presentatore televisivo, l'uomo amato di Portobello , fu arrestato il 17 giugno del 1983 mentre si trovava a Roma per lavoro. Finì in manette, esibito in pubblico, nell'ambito di una operazione anticamorra condotta dalla Procura di Napoli, contro la Nuova camorra organizzata dell'ex boss Raffaele Cutolo. Tortora fu accusato dai pm di associazione camorristica e traffico di droga. Trascorse sette mesi in cella. Fu condannato in primo grado a dieci anni di reclusione ma, in Corte di Appello fu assolto con formula piena: era il 15 settembre 1986. Cinque mesi più tardi tornò in tv con il suo Portobello tra la commozione generale.

Ma, provato e debilitato dal carcere, la sua vita si spense il 18 maggio dell'anno successivo.

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