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Il Cavaliere: sulla Russia anche Renzi sbaglia tutto

L'ex premier vola dall'amico Putin: "Per la pace". Forza Italia stringe la cinghia e "taglia" gli uffici

Il Cavaliere: sulla Russia anche Renzi sbaglia tutto

Roma - Prima di partire per Mosca per trascorrere qualche giorno dall'«amico Putin», Berlusconi rilascia un'intervista al Tg5 nella quale parla proprio di Russia: «Oggi si sta sempre più aggravando la tensione tra l'Occidente e la Federazione russa, con conseguenze anche preoccupanti per la nostra economia ed anche per la pace». Un passo indietro rispetto a quello che unanimemente è considerato il suo fiore all'occhiello in politica estera: l'aver contribuito a chiudere la stagione della Guerra fredda con l'accordo di Pratica di Mare. Il Cavaliere ricorda questo: «Nel 2002 ho portato gli Stati Uniti, la Federazione russa e gli altri Paesi della Nato alla firma degli accordi di Pratica di Mare con un trattato che pose fine alla guerra fredda»; ma anche il successo «nel 2009 con Obama e Medvedev per la firma dell'accordo preliminare per la riduzione degli armamenti nucleari nei rispettivi arsenali». Ma i suoi buoni uffici potrebbero servire ancora perché «oggi non ricopro alcun ruolo istituzionale - dice - ma conto sulla stima di cui mi onorano i principali politici della politica internazionale per poter cercare di migliorare i rapporti fra gli Stati Uniti, l'Europa e la Federazione russa». Ecco perché, spiega l'ex premier, «vado in Russia su invito di Putin». E, aggiunge, farò il possibile «per rendermi utile».

Sempre sul tema Russia interviene la deputata Gabriella Giammanco dopo che la Camera ha bocciato la mozione di Forza Italia che chiedeva la revoca delle sanzioni a Mosca: «Il parere contrario del governo conferma una sostanziale miopia di fondo nelle delicate questioni di politica estera nonché una preoccupante tendenza all'autolesionismo».

Intanto in Forza Italia la spending review continua. «Stringere la cinghia» è l'imperativo categorico di Berlusconi che ha dato mandato pieno alla fidata Mariarosaria Rossi di gestire la patata bollente. I conti continuano ad essere in rosso e il lavoro di lima s'è abbattuto anche sulle spese della sede centrale del partito in piazza San Lorenzo in Lucina a Roma. Si segnalano ulteriori movimenti proprio in questi giorni: due deputati, Ignazio Abrignani e Luca D'Alessandro avrebbero perso il loro ufficio. Motivi politici, visto che entrambi sono vicini alle posizioni di Verdini, oppure soltanto economici? Di fatto l'ipotesi di un'ulteriore riduzione degli spazi era stata messa in conto durante l'ultima riunione in cui s'è approvato il bilancio. L'altra strada, invece, era quella di raggiungere un accordo con il proprietario per arrivare a una drastica riduzione del canone d'affitto. D'altronde il momento è quello che è e Daniela Santanchè lo sintetizza così: «Bisogna risparmiare punto e basta. Non essendoci più il finanziamento pubblico ai partiti non ci sono alternative. E poi forse è meglio che tutti quanti stiamo di più tra la gente e meno negli uffici».

Le sforbiciate alla sede era iniziate quasi un anno fa quando si rinunciò ai 300 metri quadrati del terzo piano del palazzo Fiano-Almagià.

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