Economia

L'Fmi e la Germania strozzano Atene: tasse e nuovo governo

Vogliono imporre il ritorno della Troika e misure economiche estreme, peggiori di quelle precedenti e da fare in tre giorni. La Grecia: proposta umiliante e disatrosa

L'Fmi e la Germania strozzano Atene: tasse e nuovo governo

C'è un accordo sul cosa dire alla Grecia: l'adozione di una ricetta gradita ai creditori entro tre giorni. Poi il ritorno della Troika ad Atene per ristabilire relazioni «normali» tra i creditori e il paese sull'orlo della bancarotta. Ma manca l'intesa su come gestire le fasi successive. Cosa fare del debito pubblico ellenico e, soprattutto, resta da decidere la possibilità di una Grexit temporanea, in caso non venga approvata la ricetta dei creditori. Ipotesi estrema, ma talmente cara ai falchi tedeschi che nemmeno Angela Merkel se l'è sentita di mollarla e l'ha sostenuta fino all'ultimo. «Condizioni dell'Eurogruppo umilianti e disastrose», la reazione nel governo di Atene. E le parole del ministro greco della Difesa Panos Kammenos: «Ci vogliono schiacciare, ora basta».

Ieri mattina a Bruxelles l'Eurogruppo, riunione dei ministri finanziari dell'area Euro, è arrivato a una mezza conclusione che è una sconfitta per il governo di Syriza. Costretto a fare approvare in poche ore un piano più duro di quello che i greci avevano bocciato con il referendum. Le condizioni sono contenute in un documento che è una vittoria quasi totale per la Germania. Parziale solo per quelli che, di fatto, tifavano per l'uscita di Atene, come il ministro Schaeuble.

Poi la palla è passata all'Eurosummit, cioè l'organismo Ue composto dai capi di stato e di governo dell'area, che avrebbe dovuto sciogliere gli ultimi nodi, ma che invece si è di nuovo arenato sulla divisione tra chi vuole lasciare aperta la strada ad una uscita della Grecia dall'Euro e chi invece parte dal presupposto che questa eventualità vada esclusa.

Nel documento che i ministri hanno passato ai premier nel pomeriggio di ieri, ci sono innanzitutto nuove cifre. «L'Eurogruppo prende atto delle urgenti necessità finanziarie della Grecia», pari a «7 miliardi entro il 20 luglio e altri 5 miliardi entro metà agosto». Per garantire il pagamento degli stipendi e il funzionamento dello stato greco, quindi servirà più di quanto previsto. Nel complesso il terzo programma di aiuti ad Atene costerà «82-86 miliardi come valutato dalle istituzioni». Una cifra tra i 10 e i 25 miliardi del piano Esm serviranno alle banche per «fallimenti ordinati o ricapitalizzazioni».

Poi le richieste. La novità è una scadenza che dire ravvicinata è poco. La Grecia ha tempo fino a mercoledì per varare nuove riforme come condizione per il negoziato sul salvataggio.

Entro il 15 luglio dovranno essere approvati interventi su Iva, fisco e pensioni. Poi un rafforzamento delle privatizzazioni attraverso un fondo con 50 miliardi di asset greci, che sarà gestito da Atene ma sotto la supervisione dell'Ue. La cosa più importante - ha spiegato il ministro finlandese Stubb - è che l'intero pacchetto di misure sia approvato dal governo e anche dal Parlamento greco. In sintesi, resa totale e commissariamento.

Impossibile per Syriza fare approvare le riforme tanto che ieri, secondo il quotidiano tedesco Bild, il Fondo monetario internazionale ipotizzava un governo tecnico ad Atene per i negoziati perché l'istituzione di Washington non si fida di Tsipras.

La Finlandia è diventata quello che un tempo era l'Olanda, cioè la portavoce delle posizioni dure, la punta di diamante della Germania. La divisione tra i due schieramenti ancora esiste e a vincere sono i rigoristi. Nonostante la vittoria sulle riforme e sui tempi, Berlino ha tenuto il punto su alcune questioni. Ha fatto rientrare nel documento la possibilità di una Grexit temporanea. Cinque anni per poi decidere cosa fare della Grecia e dei greci nel caso rifiutino. Ipotesi «illegale» per le istituzioni europee. Indispensabile per la Germania.

Non per tutti però. Ieri il presidente della Repubblica Joachim Gauck ha detto di non volere nemmeno immaginare una Grexit. «Non ci sarà un accordo a qualunque costo», aveva spiegato prima della riunione il cancelliere Merkel, mentre il presidente francese Francois Hollande annunciava la sua intenzione a «fare di tutto per un accordo».

Il premier italiano Matteo Renzi ha confermato che l'Italia «farà di tutto perché si raggiunga» l'intesa.

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